Nel 1876 Twain lascia New York a bordo del Quaker City unendosi alla “prima festicciola organizzata mai riunita per un viaggio transatlantico” – che lo condurrà attraverso l’Europa e l’impero ottomano. Dalla raccolta delle lettere inviate a vari giornali egli ricaverà il suo primo best-seller dopo il successo dei primi racconti.
Antiromantico e anticonvenzionale, Twain stravolge le descrizioni entusiastiche della Terra Santa per offrire una narrazione “imparziale” e senza pregiudizi intorno a una terra martoriata dal sole, dagli accattoni e dalle pie menzogne diffuse dai viaggiatori che lo hanno preceduto. In Palestina, però, un Twain antropologo scopre anche tutto ciò che della Bibbia non aveva mai compreso, a duemila anni di distanza ritrovando le stesse case, gli stessi uomini, le stesse donne dei libri sacri. Il volume si chiude con il controverso articolo in cui Twain dice la sua sugli ebrei e sulla loro sopravvivenza nei secoli: i pregiudizi della scuola domenicale frequentata da bambino si mescolano all’usuale spregiudicatezza dell’Autore in un saggio che non può non far riflettere sulle persistenze e i mutamenti nelle cause dell’antisemitismo.