“Mary Wollstonecraft non parla di liberazione sessuale: la mette in pratica. Non difende le donne in via pregiudiziale accettandole così come sono, al contrario le strapazza, le mette sotto accusa, inaugurando quella riflessione critica che è stata chiamata “misoginia femminista”. Wollstonecraft si batte non per giustificare le debolezze delle donne, ma per rivendicare il loro diritto a liberarsi dalla schiavitù dell’ignoranza; non minimizza gli errori e i limiti, anzi ne parla a lungo e con disgusto, proprio per dimostrare che vanno combattuti. Ed è quello che lei fece nella sua vita. Il suo vanto principale, come nota Virginia Woolf, era poter dire: “Non ho mai preso una decisione su qualcosa di importante di cui non fossi totalmente convinta”. La donna che Mary Wollstonecraft propone a modello nei suoi scritti tende alla virtù e alla ragione, tiene a freno le passioni, diffida dell’amore: “Solo le donne ignoranti – scrive – cercano la felicità nell’amore”. Nella sua vita, invece, Mary ascoltò le ragioni del cuore, e seguì il sentimento e la passione” (dall’introduzione “Senno e sensibilità” di Giannarosa Vivian).
Mary Wollstonecraft (1759-1797) fu l’autrice di uno dei primi scritti femministi in Europa. Moglie del filosofo radicale William Godwin, precursore dell’anarchismo, morì dando alla luce la loro figlia, Mary, che sposerà il poeta Percy B. Shelley e diventerà famosa come autrice di Frankenstein.
Emma Goldman (1869-1940), nata in un ghetto ebraico nella Russia zarista, emigrò a quindici anni negli Stati Uniti; fu una militante anarchica, attiva nel movimento operaio, femminista e antimilitarista; celebre oratrice e conferenziera, diresse la rivista Mother Earth e pubblicò molti opuscoli e volumi, tra cui il resoconto di un viaggio in Russia dopo la rivoluzione bolscevica e un’autobiografia.
Giannarosa Vivian è insegnante elementare e studiosa di questioni attinenti all’educazione.