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  • I SACCHEGGIATORI DELLA RIVOLUZIONE Questo resoconto è ricavato dal manoscritto di un testimone della rivoluzione. In esso non c’è niente di più di quanto l’autore ha visto con i suoi occhi. Perciò, certi episodi di grande impatto sono stati omessi, perché non è il caso di riferire i fatti a memoria ed è meglio tralasciare certi avvenimenti piuttosto che darne una falsa versione.

    La narrazione arriva fino al momento in cui i rivoluzionari abbandonano Oviedo. Di ciò che è successo in seguito parleranno altre cronache, sicuramente non meno impressionanti. La rivoluzione delle Asturie va giudicata generosamente, attenendosi a un criterio storico, senza nasconderne gli errori e senza caricarla di crudeltà. Io ho sentito, più

    di tanti altri, il dolore di veder scorrere il sangue in quel Paese, che è mio, intimamente legato al mio cuore, perché lì si sono svolte le mie lotte e le mie vittorie. Le vie devastate di Oviedo, le innumerevoli rovine, gli alberi fatti a pezzi e le torri abbattute mi pesano sull’animo perché, oltretutto, queste cose costituiscono ricordi della mia giovinezza. Ma

    altrettanto mi fa male l’ingiustizia che ha reso possibile la rivoluzione; mi ha commosso l’eroismo di quei minatori che, neppure preoccupandosi di essere seguiti dai compagni, si lanciavano a combattere per un’idea che stava per non essere più una utopia, senza domandarsi se erano comandati male o bene, offrendo alla rivoluzione la vita, perché era tutto

    ciò che avevano. Invece, contro di essa ci sono i suoi calunniatori, gli stessi che in ottobre, tremando di paura, si travestivano e si nascondevano, per poi rispuntare armati di vendette e delazioni. Quell’indegna borghesia che chiede pene di morte e ne fa un programma politico non può suscitare nelle classi popolari altro che odio e repulsione.

    Abbiamo visto certe persone e certi partiti approfittare della rivoluzione di Ottobre per impadronirsi dei Comuni, dei Municipi, degli organismi che il voto popolare a suo tempo gli aveva negato e ripristinare il più vecchio, immondo e screditato potere dei notabili. Sono loro i veri saccheggiatori della rivoluzione. Saccheggiatori che sono arrivati a tali

    estremi che perfino le autorità di Oviedo hanno dovuto opporsi a che si consumassero certe vendette e si commettessero certi affari. Si voleva speculare con i soldi stanziati dallo Stato per la ricostruzione delle Asturie, dare un prezzo al dolore, commerciare con i detriti della città distrutta. Da qui dove mi trovo, pensando alla Spagna di domani,

    scaglio il mio disprezzo contro questi saccheggiatori della rivoluzione.

    Ottobre rosso nelle Asturie

Ottobre rosso nelle Asturie

«Be’, la rivoluzione… è qualcosa che non finirà anche se ci fate fuori tutti quanti».

Pubblicazione: 5 maggio 2023

Collana: I Saggi

Pagine: 160

ISBN: 9791280955036

Prezzo: 16.50 

Era la guerra, forse anche peggio della guerra «La parola “rivoluzione”, che sobbolliva dentro di loro come un motore, voleva dire innanzitutto l’accesso a una vita fino allora proibita».

Reportage, riflessione critica, stile letterario: è il racconto dei fatti avvenuti tra il 5 e il 19 ottobre del 1934 nelle Asturie. Tradotto oggi per la prima volta in Italia, Ottobre rosso è essenziale per comprendere ciò che accadde in quella insurrezione. Fu la più importante in Europa dopo la Rivoluzione russa del 1917. La portata della lotta, lo sviluppo e il tragico epilogo la trasformarono in uno scontro armato che preannunciava la guerra civile. Ciò che José Díaz Fernández riporta è spesso un’anticipazione di quello che accadrà in Spagna dal 1936 in avanti. La cronaca è impassibile. Sebbene la dinamite fosse stata utilizzata fin dal primo momento – spiega l’autore – all’inizio rispondeva a esigenze di combattimento; poi venne usata semplicemente per distruggere. Il giornalista si fonde con il romanziere e, nonostante gli orrori, non cade nell’idealismo, e restituisce un ritratto vero dei minatori e dei loro compagni anarchici, comunisti e socialisti. Questo, però, non gl’impedisce di scrivere: «Mi ha commosso l’eroismo di quei minatori che, neppure preoccupandosi di essere seguiti dai compagni, si lanciavano a combattere per un’idea che stava per non essere più una utopia, senza domandarsi se erano comandati male o bene, offrendo alla rivoluzione la vita, perché era tutto ciò che avevano».

La traduzione è firmata dallo scrittore Marino Magliani. Con Antonio Tabucchi ha ricevuto il Premio Frontiere-Biamonti. Nel 2011, ha ricevuto il Premio Lerici Pea e il Premio Tracce del territorio. Nel 2021 è entrato nella dozzina del Premio Strega. Suoi
racconti e romanzi sono stati tradotti in olandese, tedesco, francese e spagnolo.

Revisione di Riccardo Ferrazzi.
Si ringrazia Alessandro Gianetti per la collaborazione.

 

Questo libro è stato pubblicato con il contributo
del Ministero della Cultura e dello Sport di Spagna.

 

 

 

Libro pubblicato con il contributo della Regione Campania.

Recensioni

“Con una prosa secca, dove il romanzo si fonde con la cronaca, l’autore castigliano narra di dinamitardi e anarchici, di bolscevichi di montagna e di insipidi portavoce socialisti, racconta di pietà gratuite e di ferocia atavica.” Lorenzo Mazzoni su Il Fatto Quotidiano.