Le tradizioni, il ruolo della natura e della tecnologia nella società africana, la passione sfrenata per il calcio, l’importanza delle proprie origini. Questi racconti offrono un ritratto realistico e al tempo stesso fantastico della gente comune in Mozambico. I personaggi sono spesso donne, donne umiliate, picchiate, offese, il cui destino è scelto dal padre: esse testimoniano la condizione di povertà, di sfruttamento, di lotta, ma anche il desiderio di un riscatto sociale e culturale. La narrativa di Cassamo rientra nel genere della letteratura post-coloniale, mezzo attraverso cui far emergere la coscienza culturale e nazionale dei popoli colonizzati. Paesi come il Mozambico, a partire dal momento dell’indipendenza dal Portogallo, sentono il bisogno di ritrovare la propria identità e la propria dignità, superare il passato di dominio e violenza, far conoscere la propria terra e i propri valori.
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NGILINA, VA A FINIRE CHE MUORI
- È vita questa? Insulti di continuo, lavorare tutti i santi giorni come asino che tira la carretta, presa a botte come bue che tira l'aratro. Piaga sulla guancia, bocca gonfia, naso graffiato, denti rotti, è vita questa? Questa non è vita, no. È meglio morire. Altroché se morire è bello. Tutto finisce, tutto. Sì, vale la pena morire... ma è così la vita di donna. Pazienza... solo Dio sa... È così che
Ngilina parla al suo cuore. Questo suo cuore gonfio nel petto, pesante in gola fino a chiuderle la bocca. Lacrime silenziose le bagnano le guance. Ngilina si asciuga le lacrime nella sua capulana fatta di sacco di farina con disegnata una donna robusta in mezzo al granturco. Che pena. Ngilina sta pestando, come macchina che macina farina. Il pestello fa tùm tùm tùm. La voce del
pestello si diffonde nella quiete, rompe la pace che cala dietro la capanna assieme al sole. rosso tra le cime delle acacie come pomodoro maturo. Il pestello sale, il pestello scende, il pestello sale, il pestello scende. Il corpo di Ngilina anch'esso sale, anch'esso scende. Sembra un ramoscello verde, da come sale e scende. Ma nel pestare così, occhi sempre fissi al pestello, nel battere
sempre allo stesso modo, Ngilina sembra proprio una macchina macina farina. La voce del pestello fugge verso la foresta. L'ombra del pestello e di Ngilina cresce, si allunga. I seni piccoli nell'ombra diventano grandi ma ballano poco, molto poco. Ngilina pesta, anche l'ombra pesta. Ngilina si ferma, anche l'ombra si ferma. Impertinente, imita Ngilina che si sfrega
le mani con la saliva. Questa e tutte le altre ombre crescono silenziosamente, si abbracciano per ballare una danza xigubo al ritmo del pestello di Ngilina Sta per cadere la notte. L'uomo di Ngilina sta per tornare. Bisogna bollire in fretta le erbe e aggiungervi le arachidi. Bollire l'acqua, buttarci poca farina di mais che ha appena iniziato a setacciare. Aspettare un
po'. Altra farina. Poi mescolare con un mestolo finché diventa una polentina, servire e mettere in tavola. Non dimenticare la caraffa d'acqua da bere. Non dimenticare peperoncino, acqua nella bacinella e asciugamano. Non dimenticare niente di niente. Ma per prima cosa, acqua nel catino in bagno. Dopo che lui si è lavato, inginocchiarsi con rispetto
e dire: - Signore, è pronto il mangiare. Manca poco. Ngilina accompagna con una canzona la danza del setaccio tra le dita. Ma, più che una canzone, non sembra pianto di tortora, non sembra lamento di piccola tortora xivambalana? Questa canzone è un vero pianto di tortora che punge il cuore della savana, gemito del cuore gonfio di ragazza. Ma perché questa vita,
Ngilina? Ngilina aveva solo sedici anni quando il marito, un uomo dell'età di suo padre e all'epoca minatore nel paese del Rand, si era incontrato con i genitori nella capanna grande. Solo dopo quell'incontro aveva saputo che l'avevano data in sposa. Non voleva. Ma il padre voleva. E comandava. Mai fino ad allora Ngilina aveva dormito con un uomo,
e dal giorno in cui il marito l'aveva posseduta non le era mai piaciuto. Ma lui voleva sempre, tutti i giorni. Come dire di no, se gli apparteneva? Si svegliava con dolori alla schiena, ai fianchi, alla testa, su tutto il corpo. Come dirgli che sto male? C'era la suocera - quella vecchia strega- a dire: tu, legna; tu, acqua; tu, vaso d'argilla sulla testa; tu, zappa; tu, pentola d'argilla
sul fuoco; tu, piatti da lavare... E sempre chiamarla buona a nulla, buona a nulla, buona a nulla. Tutti i santi giorni. Pensava al lobolo che il figlio aveva buttato via. Passa un anno, il marito comincia ad arrabbiarsi. Dice: Ngilina non fa figli. Non sa perché l'ha comperata in sposa. Non è una donna. La picchia per tutto e per niente. Con una cintura ferrata, con
bastoni, con pugni, con calci, con tutto. Povera Ngilina, una bella ragazza diventata vecchia in un solo anno. Ngilina è un fiore che è appassito. Il corpo le duole, è vero, ma molto, molto di più le duole il cuore. Il cuore è gonfio, sta per scoppiarle in petto. Ngilina, va a finire che muori. Può tornarsene a casa per avere requie. Ma come, se il padre si è bevuto tutti soldi del lobolo
in acquavite e in vino nello spaccio del negoziante indiano? Ahi, papà mio! Meglio non pensarci. Quel giorno, quando il marito tornò, la suocera fece storie. Disse che Ngilina era assieme a dei ragazzi al pozzo mentre tirava su l'acqua. Ahi! Quelle non furono botte, no. I denti si ruppero. Ngilina voleva quasi morire, ci mancò un niente. Ngilina si svegliò presto. Prese la corda e
l'accetta. Sembrava andasse a far legna. Il sole la sorprese in cammino. S'inoltrò nella foresta camminando pian piano... salì su un albero canhoeiro, legò la corda a un ramo e l'altro capo al collo. Poi si lasciò andare nell'aria e rimase a dondolare. Morire è facile. Anzi, persino bello. Ngilina dorme il sonno del fiore nella selva. Ngilina è stato un fiore che è appassito. Nella foresta
le fiere lottano e amano. Il pianto della tortora è un vero pianto. E anche tutti gli altri animali del bosco piangeranno Ngilina. Lei adesso ha il collo stretto nella corda. Nonostante gli occhi spalancati, dorme il sonno che non ha mai fine. Mai, mai più. Che pena. Ahi! Mamma mia!
Nigeria campione del mondo
Nigeria campione del mondo
Humour e senso dell’orgoglio nazionale nelle pagine di una rivelazione della letteratura in lingua portoghese
Recensioni
• «… questi racconti pongono il loro autore al medesimo rango di Mia Couto per la scrittura che sa armonizzare lingua popolare, poesia e drammatizzazione» (Africultures)
•«… Insignito del Grande Prémio Sonangol de Literatura nel 2016 per l’opera A Carta da Mbonga, CASSAMO è, al pari di Paulina Chiziane, Elton Rebello, Mia Couto e Ungulani Khosa, grande protagonista della stagione contemporanea della letteratura mozambicana».( Afrologist)