Realtà e fantasia sono l’una la negazione dell’altra o sono facce della stessa medaglia? È l’interrogativo che attraversa il romanzo Magellano e il magizete di Guido Trombetti e che solo nell’ultimo capitolo, con un finale brillante quanto inatteso, viene ricomposto e trova la sua soluzione. L’autore allestisce una galleria di numeri uno, noti ai lettori di tutti i tempi e di tutte le latitudini, soci di un improbabile e fantomatico circolo, quello degli «Esploratori e navigatori di ieri e di oggi». Fondato da Magellano alla fine del Seicento, è chiamato ora a decidere l’ingresso di personaggi che hanno fatto della fantasia la loro via maestra e che sono convinti di aver cambiato il mondo non meno dei praticoni della realtà: Verne e Asimov ne hanno fatto esplicita richiesta. La riunione è animata anche dall’arrivo del ricco Simbad, pronto a sostenere le ragioni dell’Oriente nel progresso della scienza e della cultura. Ma la scena cambia continuamente e le fasi dell’assemblea del circolo si alternano a zoom inaspettati su una scuola dove la maestra, «zitella, chiatta e tarchiata», tiene al guinzaglio una ciurma di ragazzi vivaci, allegri, sempre pronti allo scherzo, eppure impegnati con intelligenza a riflettere e ragionare. È l’universo di Alice, Giuseppe, Giulio, Italo. Ma, questi nomi, vi ricordano qualcuno? Infine c’è Giuseppe, una passione per la lettura «sinfonica» di libri d’avventura, il quale rischia di essere risucchiato dalla realtà di un paese dove tutto è omologazione. Niente potrà salvarlo se non la bellezza e la forza dell’immaginazione assieme all’affetto degli amici di un tempo.
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1- Al circolo. Viaggi o giri di parole?
C’è un po’ di confusione all’ingresso della sala. È la sede del circolo «Esploratori e navigatori di ieri e di oggi». Sul manifesto, a caratteri cubitali, la scritta «Assemblea generale dei soci». Il circolo è stato fondato alla fine del Seicento da Magellano. Con una finalità precisa. Riunire in un’accademia gli eletti che avessero con qualche successo esplorato
o navigato. E che potessero in quella sede investigare sui tanti lati oscuri di viaggi per mare ed esplorazioni. Tu hai circumnavigato? Bene. Ma lo sapevi che stavi circumnavigando? O sei stato semplicemente fortunato? Quanta gente hai ammazzato per consegnare agli spagnoli o ai portoghesi quell’isola? Una cosa selettiva, insomma. Poi un bel giorno sono arrivati gli aviatori.
E come si fa a tenerli fuori? Così furono ammessi i fratelli Wright, Italo Balbo, Umberto Nobile e Charles Augustus Lindbergh. Ma si sa come vanno queste cose. Ammetti questo, ammetti quello... Alla fine poco ci mancava che venissero accolti anche i semplici proprietari di una cianciola. La decadenza del circolo si respirava nell’aria. La sede era davvero modesta. Anche perché
quell’ente non era mai stato riconosciuto tra i beneficiari di pubbliche provvidenze. Una sala, in vero abbastanza ampia, per le riunioni dei soci. E alcuni locali al pianterreno di un vecchio fabbricato arredati con scaffali impolverati zeppi di vecchi libri e mappe arrotolate in equilibrio precario. Un po’ di sedie. Memori di un’impagliatura che fu. E qualche tavolino di legno
rotondo. Sgangherato e zoppicante. Si annunciava un pomeriggio storico. All’ordine del giorno una questione di principio. Assolutamente fondamentale. Schierato sul palco il direttivo al completo. Al centro il presidente onorario, il vecchio Noè. L’antidiluviano Noè. Barba lunghissima e bianca. I peli gli coprivano quasi interamente il volto.
Non si capiva bene se era proprio sveglio. Aveva in braccio un bel gattone siamese che lisciava lentamente. Sotto al tavolo, ai suoi piedi, un piccolo dinosauro. Un microraptor che gli faceva compagnia fin dai tempi dell’Arca. Tranquillo e mansueto, almeno all’apparenza. Certo nulla a che vedere con il triceratopo, la tigre, il caimano che teneva nel giardino di casa assieme ad
altri milletrecentoventinove animali. Con tanto di regolare permesso di polizia. Al suo fianco due pezzi da novanta. Il primo, alla destra di Noè, era Neil Armstrong, uno di quegli americani che si muove, gesticola e parla come un vero americano. Sorseggiava un whisky, masticava chewingum. E con l’indice e il pollice uniti a cerchio diceva ok ai suoi fan seduti in platea.
Fisico asciutto da atleta nonostante i suoi anni ormai li avesse anche lui. Occhi perennemente sbarrati: un lampo violento mentre passeggiava sul suolo della luna... ma non amava parlarne. L’altro, alla sinistra di Noè, era Cristoforo Colombo. Agghindato come nel dipinto del Ghirlandaio. Il tempo non aveva risparmiato nemmeno lui, ma rispetto a Noè
sembrava un ragazzino. La malinconia era un tratto visibile sul suo volto. Vecchie ferite mai rimarginate. L’umiliazione del carcere. I soci intanto avevano quasi riempito la piccola sala. «Be’, cosa aspettiamo?» chiese Armstrong dando una manata sulla schiena del vecchio patriarca. Noè si scosse. Carezzò il siamese e cominciò. «Cari amici vicini e lontani, siamo qui
riuniti per discutere di una scelta fondamentale. Abbiamo ricevuto alcune richieste di adesione in verità un tantino singolari. Ma non potevo lasciare la decisione al direttivo come di consueto. Il problema è se aprire o meno il circolo a viaggiatori di una specie, come dire... particolare. I viaggiatori della fantasia. Si tratta di una questione assolutamente rilevante».
2- Compagni di scuola. Il magizete
Tema: "Descrivi quello che ti colpisce di più nella tua classe". Svolgimento: "Con la mano dentro il sacco La maestra e il suo pacco. Guarda lì ti spunta un prete! Cade cade il magizete. Ma non vedi quella penna? La cavalla come strenna. Sì lo so c’è tanta sete! Cade cade il magizete. Ma non guardi quel quaderno? Non si gira questo perno. Nella rete, nella rete! Cade cade
il magizete". «E io ti metto un altro zero, piccola stupida scostumata. Così vediamo chi è più dura tra noi due». L’insegnante, una zitella chiatta e tarchiata, con i capelli ricci e rossi, diventava idrofoba di fronte alle abituali, irriverenti provocazioni di Alice. «Lo vuoi capire che devi smetterla di scrivere parole in libertà?». Si infervorò sempre di più fino a urlare a pieni
polmoni: «Addirittura usare parole completamente inventate: il magizete! Che cosa significa? Che cosa è il magizete? Non puoi fare e dire tutto quello che ti passa per la mente».
3- Fuori per lavoro. Pagine care
Giuseppe era appena arrivato in quella cittadina. Piccola, piccolissima. Aveva preso servizio all’ufficio postale come funzionario in prova. Gli avevano assegnato un monolocale di servizio. Più che sufficiente per le sue esigenze. Aveva portato con sé poca roba. A parte una bella scorta di libri. Cuore di tenebra, Racconti di mare e di costa, L’agente segreto, Robinson Crusoe,
Moby Dick, Il grande sonno, Al pappagallo verde, Eugénie Grandet, Il procuratore della Giudea, Il fucile da caccia, Le menzogne della notte, Don Chisciotte della Mancia. Senza, si sentiva perduto. D’abitudine ne leggeva più d’uno contemporaneamente. Certo non era come al paese. Là viveva in una casa di undici stanze. Era la vecchia villa di famiglia,
che i suoi non avevano mai voluto abbandonare. Piuttosto che lasciare il casermone, come la chiamavano, preferivano fare due volte al giorno la strada che univa il paese alla città. Dove lavoravano. E dove lui andava a scuola. Giuseppe invece era partito. Ma per trovare lavoro, si sa, bisogna essere disposti a spostarsi. E adattarsi. E lui si era spostato.
E si accingeva ad adattarsi
Magellano e il magizete
Magellano e il magizete
Storie di lunghi viaggi, grandi speranze e conigli con gli occhi rossi
Una favola moderna per lettori di tutte le età
Recensioni
“Magellano e il magizete” recensito da Il Corriere del Mezzogiorno /Corriere della Sera:
“Magellano e il magizete” recensito da la Repubblica:
“Magellano e il magizete” recensito su Dropsea
“Magellano e il magizete” al centro delle Conversazioni sulla scienza