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  • Ebbene quel divorator di città ch’era il Borgia, quell’uomo che aveva accumulato prodezze, astuzie, e nequizie per formarsi un trono in Italia, ora, potendo agevolmente impossessarsi d’un regno transatlantico più vasto e più ricco di cinque Italie, non volle. Gli è che si è ambiziosi, come innamorati. Non si brama una corona qualunque, anzi la tal corona, non una donna purchessia, anzi la

    tal donna: si vuole essere deputato, ministro, dittatore, ma nel tale stato, non in altro qualunque. Offrite al Cavour di diventar ministro di Napoleone III: rifiuterà. Offrite a chiunque di noi, oscurissimi, qualunque ufficio in Inghilterra: il sacco-di-lana od il vicereame delle Indie: preferirà l’esser consiglier comunale nel più misero comunello d’Italia. Offrite al Lamarmora il comando di

    tutti gli eserciti prussiani, vi ringrazierà tanto. La differenza fra l’amante ed il libertino, fra l’ambizioso e lo avventuriere, sta appunto in questa determinatezza del desiderio o dell’ambizione. L’avventuriere ed il libertino subordinano la cosa agognata alla propria soddisfazione: l’ambizioso e lo amante subordinano sé stessi alla idea loro. L’intera vita militano sotto una bandiera, servono uno

    stato: non mutan patria: non mutano affetti. Cesare Borgia avea desiderata la corona d’Italia: e quella imperiale stessa, in cambio, non lo avrebbe appagato; non quella di Francia; non quelle di Aragona e Castiglia congiunte. Rifiutò dunque quella di Tescuco. Chiese di venir presentato alla Ciaciunena. Il padre della Principessa tentò distoglierlo dal proposito, dissuadernelo,

    rappresentandogli la gravità del pericolo: malgrado reputasse enti soprannaturali que’ pretesi Quezzalcoàttidi, temeva di vederli impietrire, lapidificare, statuificare dagli occhi di basilisco della figliuola, e di attirarsi così sul capo qualche grande sciagura e terribile, oltre al violare le leggi della ospitalità. La venuta del Borgia gli pareva un favor del cielo e paventava di demeritarlo. Ma gli fu forza

    cedere alla espressa volontà dell’ospite e condurlo alla figliuola, che per la maledizione della fata del Popocatepetlo era costretta a dare udienza al buio, o di dietro ad una cortina, innanzi alla quale di solito i visitatori stavan con gli occhi bassi e tremanti e mezzi morti dalla paura e sempre lì lì per iscapparsene. Ma il Duca Valentino alzò la cortina, e volle stringere e baciar la mano alla

    Principessa, anzi abbracciarla salutandola alla franzese. Era solo con lei, ché nessun indigeno osò seguirlo ed imitarne lo ardimento; neppure la Maestà di Nezagualpiglio in persona, che non aveva mai stretto la figliuola al seno.

    L’impietratrice. Panzana

L’impietratrice. Panzana

a cura di Giuliano Cenati.

Pubblicazione: 4 aprile 2025

Collana: Elitropia

Pagine: 176

ISBN: 9791280955166

Disponibilità: Ottima

Prezzo: 16.00 

«Ed io» rantolò sibilando «ed io ti do d’impietrire con gli occhi quanti ne incontreranno lo sguardo».

Che cosa sarebbe successo se Cesare Borgia, l’astuto statista scrutato da Machiavelli nel Principe, fosse sopravvissuto alle sue sfortune politiche? E se avesse viaggiato verso le Americhe, alla ricerca di una favolosa principessa capace di pietrificare con gli occhi? Sono queste le domande a cui Vittorio Imbriani nel 1875 fornisce una risposta romanzesca con “L’impietratrice”, una delle primissime opere finzionali di storia alternativa della letteratura italiana. La nuova formula è però presto deviata in direzione della fiaba esotica e avventurosa: gli incroci acrobatici dei generi narrativi si combinano con i rimescolamenti più estrosi dei registri linguistici. L’arcicolto e strafottente Imbriani realizza così una nouvelle davvero singolare, rivolta al passato illustre e insieme anticipatrice di un fertile futuro.

Giuliano Cenati è docente universitario di Letteratura italiana. Tra i massimi esperti dell’opera di Imbriani, ha pubblicato le monografie “Torniamo a bomba” (Led, 2004), dedicata allo scrittore napoletano, “Disegni, bizze e fulmini” (Ets, 2010) e “Frammenti e meraviglie” (Unicopli, 2010), sulla narrativa e la prosa breve di Carlo Emilio Gadda, “Figure da leggere” (Mimesis, 2023, Premio “Franco Fossati” 2024), su generi e prassi del fumetto in Italia.

«Prosa avventurosa, mobile, aristocratica e bastarda» Giorgio Manganelli.
«Imbriani distrugge la società del suo tempo a colpi di giochi linguistici, a riprova che in letteratura, molte volte, non c’è niente di più serio del divertimento» Michele Mari.
«Con un gesto ultimativo o una rivelazione inaspettata, Imbriani sottrae senso e attendibilità all’intera compagine romanzesca» Giuliano Cenati.

 

Libro pubblicato con il contributo della Regione Campania.

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Recensioni

«Che cosa sarebbe successo se Cesare Borgia, l’astuto statista scrutato da Machiavelli nel Principe, fosse sopravvissuto alle sue sfortune politiche? E se avesse viaggiato verso le Americhe, alla ricerca di una favolosa principessa capace di pietrificare con gli occhi? Sono queste le domande a cui Vittorio Imbriani nel 1875 fornisce una risposta romanzesca con “L’impietratrice”, una delle primissime opere finzionali di storia alternativa della letteratura italiana». Recensione su La biblioteca di Sergio Albertini.