Sprofondare nella codardia paralizzati dal giudizio altrui. Vestire il rimpianto, allontanare la felicità.
Guardarsi dall’alto, come da uno specchio sul soffitto, mentre si fa o si perde l’amore e ci si scioglie in un orgasmo o in un addio.
Girare per le strade di una città, cercare e trovare chi inseguivamo, un sogno, un ideale.
Viaggiare il mondo attraverso cartoline illustrate.
Affrancarsi da un sogno, una superstizione, un presagio di morte.
Perdersi nelle possibilità infinite partorite da una mente agonizzante.
Discutere, litigare, impuntarsi su futilità e scoprire ridicolo il quotidiano.
Immergersi in queste storie è diventarne protagonista, esserne risucchiati, restarne aggrovigliati, viverle in prima persona. Fernando Bermúdez è un maestro nel mescolare le carte, giocare con l’indefinito, creare orditi e intanto entrare nelle trame dialogando col lettore, che ne diventa così personaggio attivo. Leggendo, ci inoltriamo tra «sentieri che si biforcano», finzioni e realtà vagheggiate. I piani temporali sono stravolti, i punti di vista e le prospettive in continuo movimento.
L’esperienza che ci regalano questi racconti è un viaggio in noi stessi, l’accensione dei sensi e dell’immaginazione. La scrittura labirintica ci fa riflettere sul destino, sul tempo, sull’amore, sulla circolarità dell’esistenza. Il linguaggio è curato ma essenziale, dai rimandi ai grandi autori (da Macedonio Fernández a Borges e Calvino), caratterizzato da strutture sorprendenti e innovative, da una ricca e articolata intertestualità.
Il curatore
Giovanni Barone, già funzionario del ministero dell’Istruzione e poi degli Esteri, e collaboratore presso il Consolato generale d’Italia a Rosario in Argentina in programmi di diffusione della lingua e della cultura italiana. Per la casa editrice e/o ha tradotto «Animali domestici» dell’argentino Guillermo Saccomanno e «Carne di cane» del cubano Pedro Jan Gutierrez.