Il laboratorio dell’assenza
Smettila di pensare che l’assenza sia una condizione di privazione, il sentimento di qualcosa che manca. Prova piuttosto a pensarla come uno stato di grazia: facoltà di sortire dal mondo, libertà di disertare la realtà. Hai avuto un momento di assenza, per un attimo te ne sei andato. Dove, chissà. E quella sottile inquietudine che scorgi, negli occhi di tuo figlio o di tua moglie, è appunto quella domanda inespressa: dove te ne sei andato? E soprattutto, come si sta lì? Bene, maledettamente bene. Il problema è che accedere, e abitare l’isola remota in cui le cose presenti si piegano al regime della fantasia, richiede una fatica, un prezzo da pagare.
Un laboratorio di scrittura può aiutarti a pagare quel dazio. A volte basta una stanza chiusa, a patto che ci siano alcuni arredi irrinunciabili: sedute comode, un tavolo al centro (che ci si possa girare attorno), scaffali di libri, ancor meglio se sono tanti, tantissimi, troppi, come accade nell’atelier di scrittura delle Edizioni Spartaco – per ricordarti che l’isola non è mai stata deserta, tutt’altro, abitata com’è da migliaia di solitari indigeni. Soprattutto, è indispensabile invitare attorno al tavolo un po’ di questi ostinati cultori dell’assenza, disposti a chiudere gli occhi sul mondo e aprire le orecchie alle storie, proprie e altrui, che di quella temporanea assenza dal mondo si nutrono.
È così che sono nati i testi di questa prima raccolta dedicata a SpartacoLab e ai suoi frequentanti. Sono racconti spesso scaturiti da una prassi didattica, da un esercizio di sviluppo della creatività; o, altre volte, da sprazzi improvvisi di salutare indisciplina, che ti avrebbero spinto a chiedere: ma dove te ne sei andato? Se tu fossi stato lì, naturale.
Tutti i racconti presentati nel libricino che hai tra le mani tematizzano, invariabilmente, il senso dell’assenza. Fuori dal limite di Carmelina Moccia prova a spiegare cosa succede quando un uomo o una donna mettono il piede fuori dal cerchio perfetto di una relazione, quando all’improvviso la presenza si trasforma in mancanza, e poi nel dolore di chi resta. Così il racconto Guardarsi e non vedere di Angelina Della Valle, che dispone la tensione dell’abbandono attorno al tavolino di un bar, nel duello a distanza tra due donne in attesa della scelta di un uomo. Solitude di Giovanna Renga sposta il tema dell’assenza dalla relazione con l’altro a quella con se stessi: la protagonista si abbandona nell’abbraccio consolante della solitudine, finché una radicale novità di vita non giunge a rompere quell’ossessione.
Altri tre racconti della raccolta esplorano, con sguardi diversi, il tema dell’assenza di un genitore. Forse l’unica vera ferita esistenziale, irrimediabile, è quella narrata con una prosa rarefatta in Profumo di limoni di Elisa Martino: il non-incontro con un padre, aspramente tragico, che l’autrice mette in scena con effetti stranianti in un paesaggio provenzale fin troppo delicato. E poi c’è l’assenza vera, naturale ma ugualmente inaccettabile, provocata dalla morte dei padri, delle madri: La cartolina di Carla Mele ti spiega perché ci sono vite che non passano, neanche dopo anni, perché c’è un angolo della mente in cui poter relegare certi ricordi. Nel bel racconto di Nino Procida, Quello che resta, il senso di un’assenza inaccettabile si trasforma, così, nell’urgenza di una ricerca spericolata e un po’ folle nell’archivio dei ricordi, tra psicanalisi, ipnosi e umore splenetico. Infine, Paola Maciariello, con Il giorno di Ramadan, racchiude la sua narrazione nell’angusto spazio di un bagno parigino, dove la mancanza di un mondo che non c’è più fronteggia l’assenza di un mondo che non c’è ancora, e forse non ci sarà mai.
Il tempo dell’assenza è quello che provano a raccontare tutte queste storie. Nel leggerle, forse, sentirai anche quella speciale forma di assenza che è l’incompiutezza, il senso di un cantiere aperto, di altre parole che dovrebbero aggiungersi a quelle già scritte per dire fino in fondo ciò che resta da dire. È questo che si fa nelle stanze chiuse in cui le cose cedono il passo all’immagine delle cose. È questo che si fa intorno a un tavolo pieno di fogli, di grafie strane, di penne rosicchiate: si coltiva – come avrebbe detto Fitzgerald – l’intuizione confortante dell’irrealtà della realtà; la convinzione che la roccaforte del mondo è saldamente fondata sull’ala di un racconto.
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Gli autori
Angelina Della Valle ha sempre sognato di vivere libera. Lavora nelle scuole superiori come docente di Lettere nella città in cui è nata e dove abita, Santa Maria Capua Vetere. In quanto insegnante, ha una laurea e un master in tasca, ma quel che conta per lei è l’amore per la scrittura scevra da sovrastrutture.
Paola Maciariello, laurea in Giurisprudenza e master in Mediazione familiare e counseling, lavora come educatore presso l’associazione no profit Solidarci, occupandosi di progetti nazionali ed europei per la promozione della cittadinanza attiva, del benessere e dell’inclusione sociale. Tiene workshop di lettura animata con giovani e adulti.
Elisa Martino, insegnante e musicista, ha affiancato allo studio della musica un costante interesse per l’arte in ogni sua espressione e per la letteratura, fino ad avvicinarsi alla scrittura in cui lascia convergere esperienze diverse, nella continua ricerca dei nessi che le uniscono.
Carla Mele, laureata in Lettere e filosofia, funzionario di pubblica amministrazione, ama la lettura, soprattutto quella dei romanzi a sfondo storico. Praticante di lungo corso del Laboratorio di Edizioni Spartaco, cerca nella letteratura la possibilità di dare ali ai pensieri e benessere all’anima.
Carmelina Moccia, web editor, seo copywriter e formatore pc/lim, si occupa di scrittura creativa. Ha pubblicato Bit alla scoperta del codice ascii (Progetto Cultura, 2011), Il topolino bianco e Ti stringo forte al cuore (Fara Editore, 2012), Irene ha sempre freddo (Progetto Cultura, 2013), Non smetto di sperare (Fara Editore, 2014). Ha ricevuto menzioni d’onore al Premio letterario Valentina per La finestra sul freddo viale d’inverno e al Premio Giovane Holden per Donne pericolose.
Gaetano Procida, agronomo e funzionario della pubblica amministrazione. Ha frequentato per due anni il Laboratorio di scrittura di Edizioni Spartaco. Non ha pubblicazioni alle spalle, fatta eccezione per alcuni articoli su riviste scientifiche scaturiti dalla collaborazione con il cnr. Scrive di situazioni che manifestano il disagio intimo dell’uomo in continuo conflitto con se stesso e con la realtà che lo circonda.
Giovanna Renga è nata a Santa Maria Capua Vetere dove risiede. Insegnante, si occupa di scrittura dall’inizio del 2000. Ha pubblicato la raccolta di poesie Per amore (Guida, 2003). È in corso di pubblicazione il suo primo romanzo, La luce dell’amore. Vincitrice di vari concorsi letterari, tra cui un attestato di eccellenza al Premio letterario G. Leopardi di Aversa.