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  • «Kottabos». L’urlo strozzato di Sesto attraversò le pareti perdendo forza man mano che avanzava, come un’onda, nello spazio centrale del palazzo. Si allargò tra le statue e i candelabri della sala del re nel tablinio. Percosse gli scudi inchiodati ai muri dipinti di rosso nell’atrio. Si disperse in parte nell’apertura del tetto sotto il cielo scuro della sera. Sferzò le orecchie

    del ragazzo e della donna che il servo aveva appena fatto entrare e stava accompagnando verso la stanza dei banchetti. Esplorò i quattro cubicoli senza finestre scorrendo veloce tra vasi di Corinto, calici neri di bucchero e letti di legno massiccio coperti di stoffe greche. Rimbalzò sul portone già chiuso nel vestibolo e infine tornò tra le tavole imbandite del triclinio

    trasformandosi in silenzio. Tutti tacquero quando il giovane Lucio Giunio, tenuto per mano da Larenzia, si fermò all’ingresso del salone Il servo scomparve. I suonatori di flauto doppio lo seguirono. Il simposiarca abbassò la coppa con cui stava distribuendo il vino raccolto nel grande vaso al centro della sala. Gli sguardi degli invitati si fermarono impietositi su

    quel ragazzo inconsapevole, orfano di una madre uccisa dal dolore e di un padre troppo orgoglioso per i tempi che viveva. Lucio Giunio si allontanò di un passo da Larenzia e strinse con entrambi i pugni il bordo rosso della toga virile che aveva indossato quel giorno per la seconda volta. Inquadrò in uno sguardo gli uomini e le donne che aveva di fronte

    e li riconobbe per quello che erano: etruschi, maledetti etruschi! Erano distesi sui letti del convivio con il busto poggiato sul gomito sinistro, tra anfore piene di vino e vassoi stracolmi di polli e tordi, uova e focacce, cosciotti di cervo e di cinghiale, uva, salse, fichi, melograni, perfino i resti di un bue, che avrebbe potuto arricchire per anni la stalla di qualsiasi pastore invece

    di essere sacrificato a una sola serata di sprechi. Lucio Giunio li disprezzava. Uomini e donne, in coppia sullo stesso letto con i corpi nascosti senza pudore sotto un’unica coperta: un pugno di servi che si credevano padroni, allegri e cupi, feroci e sorridenti, già ubriachi a metà cena e tutti sottomessi a Tarquinio che era a sua volta schiavo della moglie Tullia.

    Re e regina. Distesi in fondo alla sala. Lui con un filo di barba nera sotto il mento, maniacalmente ben curata attorno alla smorfia di presuntuoso disgusto che aveva quasi disegnata sulle labbra, e molle, ormai quasi obeso, nella tunica che lasciava scoperte le scarpe con la punta ricurva e i lacci dorati. Lei splendente nella sua distaccata crudeltà, con una massiccia fibula d’oro

    sulla spalla, tre fili di ambra attorno al collo e le trecce che incorniciavano i grandi occhi scuri sempre quasi esterrefatti di fronte all’altrui inferiorità. Entrambi fissarono divertiti Lucio Giunio che si stava avvicinando. E solo in quel momento il silenzio fu di nuovo attraversato dall’urlo di Sesto, il più giovane dei tre figli del re, disteso con i fratelli Arrunte e Tito sul triclinio

    alla destra del padre: «Ho detto kottabos. Basta con questo mortorio. Giochiamo a kottabos». Tarquinio lo zittì puntandogli contro l’indice della mano destra e allungò il palmo della sinistra verso Lucio Giunio: «Vieni avanti, nipote. Mi hanno detto che hai compiuto diciassette anni. Fatti vedere». «Eccomi. Mi riconosci?» chiese, spavaldo, il ragazzo.

    Poi serrò la bocca e abbassò gli occhi nel timore di essersi tradito. Dietro di lui Larenzia gli strinse una mano sulla spalla e sibilò con un filo di voce: «Pazzo. Che dici? Vuoi fare la fine di tuo padre? Fai lo stupido come ti ho insegnato». Lucio chiuse le palpebre e ritornò in sé. È vero, devo resistere. Ricacciò nel fondo del cuore il lampo vendicativo del suo sguardo. Incespicò.

    Portò le mani agli orli della toga alzandoseli fino alle ginocchia. Saltellò. Agitò la testa. Rispose con una cantilena: «Kottabos, kottabos, kottabos».

    Il segreto di Bruto

Il segreto di Bruto

Storia di un uomo libero, di un tiranno, della morte di Cesare

Pubblicazione: 5 luglio 2018

Collana: Dissensi

Pagine: 240

ISBN: 9788896350706

Disponibilità: Ottima

Prezzo: 15.00 

Lo stupore di Bruto si trasformò prima in incredulità, poi in determinazione, infine in entusiasmo, mentre vedeva scorrere le vite degli uomini e le storie dei popoli nelle parole della sacerdotessa, attraverso un incredibile numero di stagioni che precedevano e seguivano la nascita di Roma.

Si finse stupido per sopravvivere alla collera di Tarquinio il Superbo. Covò vendetta coltivando il germe della ribellione. Fece esiliare il monarca tiranno, fondò la Repubblica, fu il primo console di Roma nel 509 a.C. Questa è la storia di Lucio Giunio Bruto, il predestinato dei libri sibillini.

La Pizia, oracolo di Delfi, gli rivelò presente e futuro di una Roma all’epoca divisa tra due anime: quella romana, inflessibile, onesta, orgogliosa, primitiva, e quella etrusca, commerciale, moderna, raffinata, corrotta. Bruto sapeva che quel villaggio di rudi pastori sulle rive del Tevere era destinato a diventare caput mundi, trasformandosi nella più potente macchina da guerra mai esistita, tra lotte di potere, crudeltà, semi di libertà soffocati.

E fu lui, nipote adottato del Superbo, da tutti creduto uno sciocco, a tessere la tela della rivolta democratica, che scoppiò devastante dopo lo stupro da parte di uno dei figli del re di Lucrezia, suicida per onore.

Console inflessibile, Bruto fece decapitare perfino due dei suoi figli, rei confessi di avere tramato contro la res publica, e cadde in battaglia, consapevole che, centinaia di anni dopo, un discendente avrebbe raccolto il suo testimone, quel Marco Giunio Bruto congiurato contro Caio Giulio Cesare, alle Idi di marzo del 44 a.C.

Nei cardini tracciati da Tito Livio nell’opera Ab Urbe condita, Raffaele Alliegro fa scorrere personaggi e accadimenti, perfetta sintesi tra fatti storicamente accertati e coerente invenzione, restituendo un clima di passioni e sentimenti autentici che, ieri come oggi e domani, agitano la vita degli uomini.

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Recensioni

Il segreto di Bruto recensito sul quotidiano Il Messaggero

 

 

 

 

 

 

 

 

Il segreto di Bruto recensito su Leggo

 

 

 

 

 

 

 

 

Il segreto di Bruto recensito su Il Gazzettino

 

 

 

 

 

 

 

 

Il segreto di Bruto recensito su Linkiesta

Il segreto di Bruto recensito su MilleSplendidiLibriENon Solo

Il segreto di Bruto recensito sul Giornale di Puglia

Il segreto di Bruto recensito su MyPoBlog

Il segreto di Bruto recensito su Letture Sconclusionate

Il segreto di Bruto recensito su Culturificio

Il segreto di Bruto recensito su Progetto Medea

Intervista all’ autore nel corso del programma “Incontri d’autore” Rai – Radio1 del 4 febbraio 2019

Il segreto di Bruto recensito su Cronache di Caserta

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Segreto di Bruto recensito da Massimo Beccarelli

Il Segreto di Bruto recensito sul Mangialibri

Il Segreto di Bruto recensito su Road TV Italia

Il Segreto di Bruto recensito su News & Social

Il segreto di Bruto esplora la complessità dell’Antica Roma per farci riflettere anche sui nostri tempi, ricordandoci come uno stallo democratico possa facilmente trasformarsi in un periodo di terrore.” Recensione su Libri Senza Gloria.