Campagna rigogliosa ma deserta. Contadini rintanati nei capanni. Uomini pronti a puntare il fucile, donne che si guardano le spalle. Ma non sono gli zombie di The Walking Dead quelli da cui difendersi. «“Eccoli! Eccoli!”, si gridava da una baracca all’altra alla vista d’un branco di cani, ululanti, affamati, col pelo imbrattato di fango, avviati giorno e notte a una corsa senza tregua, con la follia dei perseguitati negli occhi». Il racconto sembra appena uscito dalla matita di un disegnatore contemporaneo e invece è frutto della penna di Vicente Blasco Ibáñez, nato a Valencia nel 1867, ribelle, uomo politico e di lettere venuto dal nulla, che ha conosciuto tutti gli spifferi della miseria, soffocato dal peso di una società chiusa in se stessa e nel proprio passato. E sa fare anche di meglio Ibáñez, quando trasforma la cucina di un palazzotto signorile nella scena del più efferato dei crimini. Estimatore di Gabriele D’Annunzio, il cospiratore del Quarnaro, e di Émile Zola, l’ostinato difensore di Alfred Dreyfus, Ibáñez condivide del primo i riferimenti a Friedrich Nietzsche, del secondo gli orientamenti veristi e popolari. Eppure il suo stile si distingue, è riconoscibilissimo, laddove la realtà supera ogni più rosea o agghiacciante fantasia.
Vicente Blasco Ibáñez (Valencia 1867 – Mentone 1928) è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore e attivista politico spagnolo. Gli inizi letterari risentono della coeva riflessione politica, si pensi al sovversivo La araña negra (Il ragno nero, 1892), romanzo di denuncia contro la Compagnia di Gesù o, sullo stesso tema, a La catedral (La cattedrale, 1903). Le prove più interessanti dello «Zola spagnolo» sono senza dubbio i romanzi della serie valenciana come Arroz y tartana (Riso e carrozza, 1894), Flor de mayo (Fiore di maggio, 1896) e Cañas y barro (Canneti e fango, 1902). La narrativa breve, inaugurata dai Cuentos valencianos nel 1896, prosegue fino al 1927 con raccolte e volumi differenti tra i quali La condenada (La condannata, 1900) e Cuentos de la guerra (Racconti di guerra, 1918). Los cuatro jinetes del apocalipsis (I quattro cavalieri dell’apocalisse, 1916) resta la sua opera più nota grazie anche alla fortunata versione cinematografica diretta da Vincente Minnelli.
Gennaro Schiano (Castellammare di Stabia – Na – 1985) è dottore di ricerca presso l’Università degli Studi di Napoli Federico ii e collabora con la cattedra di Letteratura spagnola. È autore della monografia dal titolo Paradigmi autobiografici. Ramón Gómez de la Serna, Christopher Isherwood, Michel Leiris, Alberto Savinio (Pacini 2015). Ha curato inoltre la miscellanea «Y si a mudarme a dar un paso pruebo», dedicata alle durate e alle discontinuità della poesia spagnola moderna (Ets 2015).
Tiziana Di Monaco, giornalista, cofondatrice e direttore editoriale di Edizioni Spartaco, libraia.