Alberto e Dario sono ladruncoli, ragazzi difficili che sarebbero piaciuti a Pier Paolo Pasolini. Da una villa lussuosa i due rubano un reperto di valore, la statua di Ecate, una delle divinità più misteriose della iconografia greca, traghettatrice delle anime degli uomini nel regno dei morti. Il giorno dopo il colpo, accanto al piedistallo vuoto, c’è il cadavere di uno sconosciuto. Chi è e perché è stato ammazzato? Del caso si occupa il commissario Nebbio, poliziotto sadico e corrotto. Attori e vittime di un gioco più grande di loro, Alberto e Dario chiedono aiuto a un miliziano solitario e dal passato in chiaroscuro, Mario Sforza, che s’impegna a tirarli fuori dai guai. Innanzitutto bisogna dar conto a Messala, ricco proprietario di un albergo, committente del furto. Ha agito per sé o per altri? E che fine ha fatto la statua? Il triplice aspetto della dea – una donna giovane, una adulta e una anziana – è un’allegoria dei modi con i quali l’uomo, nelle diverse età, riconosce e affronta la propria fine. Analogamente i protagonisti del romanzo sfideranno le tre facce della morte e saranno guidati da Ecate verso il loro inevitabile destino.
Stile asciutto e diretto, trama avvincente, personaggi ben caratterizzati; I tre volti di Ecate è un noir a tinte fosche che si svela al lettore solo nelle battute finali.
Vito Santoro (Brindisi, 1966) ha esordito nel 2015 con il romanzo Non c’è tempo per il sole (Edizioni della Sera), premio Narratori della Sera. Tra il 2015 e il 2016 ha vinto diversi concorsi letterari riservati ai racconti brevi (Narratopoli-Centoautori, Milleparole, Horror Storytelling). Con lo pseudonimo Fonemi, cura un progetto di musica elettronica e di ricerca.