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  • CAMERA 377

    Le pupille di Ernesto fanno giri veloci sotto le palpebre, rigonfiandole in ogni punto. I denti stringono e mollano le labbra, a intermittenza. Le dita piegate, i polpastrelli impiantati nel materasso, così a fondo che le braccia non si flettono mentre tirano come i muli i carri. Annega, sul fondo di quella stanza. In apnea. A un passo dall’affogare, la sveglia. Otto meno un quarto. Un sistema

    elettronico sincronizza la musica con le lampade, il volume sale e le luci rischiarano l’ambiente. Ernesto, occhi sbarrati. Resta supino, impassibile. L’unico gesto che gli riesce è premere un tasto sul comodino. Spegne Al Jearreau. I suoni ora arrivano da destra. Smorzati da una parete attrezzata che separa il letto da un salottino. Ernesto aspetta qualche minuto, lucida gli occhiali

    con un lembo del lenzuolo, poi infila i calzini. Scende dal letto, calza le pantofole, punta la finestra. La camera 377 dell’hotel Miramar affaccia su villa Rublo, un’oasi di silenzio nel caos della metropoli. Ottocento chilometri da casa. Apre i battenti, cerca qualcosa. Il profumo di fiori ed erba bagnata gli libera le narici. I rami delle piante, intrecciati fra loro, in certi punti formano varchi dentro i quali appaiono

    squarci di cielo. Intorno, uccelli fanno capolino fra le foglie e fischiano melodie a intervalli costanti. Un’orchestra, diretta dall’acqua che sgorga da quattro fontane di marmo piazzate al centro del parco. Ernesto si perde lì, nella spuma bianca che spruzza in ogni direzione, così densa e fitta che pare polvere. Sente di nuovo un peso sulle spalle. Inspira, si volta e torna a sedersi sul letto. Camicia, giacca e

    pantaloni. Tutta la notte addosso. Un’occhiata al Citizen che porta al polso. Chiamata all’ordine, sono le otto. Preciso, diligente. Mai una sbavatura, un ritardo. Bergamini, leader del rame in America Latina, stravede per lui. Fiore all’occhiello dell’azienda, Ernesto è diventato il principale incaricato per le grosse trattative con gli altri Paesi. Cinquant’anni. L’uomo di fiducia. L’appuntamento alle dieci

    con la famiglia Estoril, nella hall del Miramar, è uno di quelli importanti. Ma c’è ancora tempo. Ernesto accende il computer, sfoglia listini e scheda cliente per memorizzare gli ultimi dettagli, quando sente un richiamo. Gli sembra che sia la mano di un altro, poggiata sulla sua, a guidarlo nella partizione d del disco rigido. Più di duemila foto. Una vita intera. Cerca lei, in quella cartella. Fa scorrere le

    immagini. Due clic. Schermo intero. Spirali lucenti nell’oscurità. La Via Lattea sul display. E come un dito che ferma all’improvviso l’orbita di un mappamondo, il suo indice che preme sul pulsante del mouse lo trascina lontano nel tempo, riportandolo ai suoi diciassette anni, a Casa Grande, al tavolo attorno al quale era seduto con Roberto. Ridevano felici. Di nascosto, Flor aveva scattato

    un’istantanea con la sua Polaroid, impiegando qualche minuto per metterli a fuoco. Occhi vigili, bocca contratta. In cuor suo, era felice pure lei.

    Flor

Pubblicazione: 28 giugno 2024

Collana: Dissensi

Pagine: 112

ISBN: 9788896350287

Disponibilità: Ottima

Prezzo: 15.00 

Colonna sonora di Fabio Tommasone e Fabrizio Bosso. Voce di Luigi Lo Cascio.

L’amicizia nasce dallo stesso seme dell’amore. Poi mette le radici più a fondo.

Ernesto è un adolescente che sta imparando a crescere. Ha genitori attenti, la bici, la scuola, lo sport, i libri. Ma le trasformazioni dentro di sé e nel contesto in cui vive lo fanno sentire diverso e costantemente in bilico tra la paura e il bisogno di stare con gli altri. A segnare il corso dei suoi giorni è Roberto, un coetaneo di grande dignità e pochissimi mezzi che diventa il suo migliore amico. È lui che lo accompagna a Blanco, villaggio di pescatori ormai in ginocchio a causa della siccità e delle imposizioni del governo militare. Qui Ernesto entra in contatto con la realtà di ragazzi che, mettendo in pericolo se stessi a beneficio della propria comunità, rubano l’acqua nel castello-caserma. A guidarli, uno strano prodigio legato a un’antica leggenda sudamericana, una scia luminosa che nella notte disegna per loro passaggi sicuri. Essere catturati significherebbe la fine. In questa sua vita segreta, Ernesto conosce anche l’amore, che ha il nome, il volto, gli occhi scuri di una ragazza ribelle: Flor.

Donato Cutolo regala ai lettori una nuova “suggestione”, senza luogo né tempo definiti, i cui contorni sono i sentimenti. Protagonista un ragazzo, poi uomo, in dialettica con le sue fragilità. Giustizia, riscatto, coraggio, amicizia, vincoli familiari, ma anche tenerezza, insicurezza, denuncia, rabbia, tumulti interiori sono le chiavi di volta di una storia che si fa pentagramma nelle musiche di Fabio Tommasone, respiro nella tromba di Fabrizio Bosso e voce nella lettura di Luigi Lo Cascio, in una vibrante esperienza sinestetica.

 

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Libro pubblicato con il contributo della Regione Campania.

 

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Recensioni

«Donato Cutolo regala ai lettori una nuova “suggestione”, senza luogo né tempo definiti, i cui contorni sono i sentimenti».  Recensione su La Bottega di Hamlin.

«Flor è un romanzo di formazione, di scoperte. Un affresco tenero e a tratti poetico che immerge il lettore in un mondo che sta cambiando». A67 – Daniele Sanzone – su Il Fatto Quotidiano.

«È questo il grande potenziale della letteratura ibrida, una letteratura che rovescia i punti di vista dell’opera stessa e che si apre totalmente al lettore. Flor è opera completa». Raffaele Guida su Pulp Magazine.

«È sempre meritorio e di pregio (come fatto da Cutolo con “Flor”) operare una commistione di forme d’arte che siano al contempo forti nella loro individualità e complementari, così da restituire un’esperienza emotiva complessa e totalizzante». Marco Sica su Roma.