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  • Uno. Milano, 15 agosto 1943 L’odore di bruciato si sentiva ovunque. Fu costretto ad aggirare gli spezzoni incendiari sulla strada. Si mise una sciarpa sulla bocca per non respirare troppa polvere. Ripa di Porta Ticinese era deserta tra edifici danneggiati e macerie. Gli sfollati avevano lasciato gran parte dei palazzi. Poche le case rimaste in piedi. Sua madre Luisa lo aveva pregato di non

    uscire, era troppo pericoloso. Guglielmo aveva appuntamento per la sua parte di merce da consegnare oltre confine. Recuperare la merce, andare in Svizzera. Non pensava ad altro in quel crepuscolo di coprifuoco. Erano rimasti loro due a Milano, gli altri della sua numerosa famiglia erano sfollati. Del padre e del fratello nessuna notizia. Non avevano altri soldi, quella merce era tutto ciò

    che possedevano. Accelerò il passo attirato dalle grida. In vicolo delle Acciughiaie cominciò a correre per poi rallentare alla vista di un uomo gettato con tutto il suo peso sopra a una ragazza della quale scorgeva solo i capelli, lunghi e biondi. Fuori dalle porte i secchi che servivano alle donne per portare la liscivia con l’acqua bollente nel vicolo dei Lavandai, la viuzza di fronte. Dovette fare attenzione a dove

    metteva i piedi, quindi d’istinto si scagliò su di lui. Glielo strappò di dosso mentre cercava di aprirle le gambe con violenza. Lo afferrò per la giubba, si attaccò agli alamari della giacca che si strapparono mentre l’uomo si girava. Nell’attimo del giorno che scompariva piano, vide la fascia rossa con la svastica nera sul braccio sinistro, il freddo delle pupille chiare e la bocca sottile,

    la fondina aperta con la pistola. Pensò di pensare i pensieri di un uomo già morto. Cadde all’indietro. Il soldato gli fu addosso, lo colpì al volto, rotolarono insieme sulla ghiaia e se la ritrovò in bocca, faticò a respirare, riuscì a prendere una manciata di terra e a buttargliela in faccia, dritta negli occhi. Lo sentì gridare parole straniere. Allora Guglielmo scappò verso il ponte. Inseguito, corse su per le scale,

    ma se ne ritrovò altri due di fronte provenienti dall’Alzaia. Maledisse il giorno. Verflucht, sterben, jetzt. Nell’aria densa di fumo ci furono odio e rumore di stivali, lampeggiò un coltello nell’imbrunire. Guglielmo si fece scudo con entrambe le mani sul ventre e mentre sveniva la gamba si contrasse da sola, sbattendo più volte a terra. Un balletto di dolore, urla e tanto sangue.

    Il rivolo scese le scale, divenne nero, il giorno si spense del tutto cedendo il passo alla notte ma nessuno ammirò quel tramonto.

    Dosolina. L'Angelo dei bambini

Dosolina. L’Angelo dei bambini

Pubblicazione: 8 marzo 2024

Collana: Dissensi

Pagine: 200

ISBN: 9791280955074

Disponibilità: Ottima

Prezzo: 15.00 

C’è sempre una ragione per cui ci innamoriamo di una persona, e la scopriamo quando l’amore è finito, in un percorso a ritroso. Oppure quando la persona che amiamo non c’è più, per mille motivi. Magari è morta, oppure non è più la stessa. O è malata, e noi continuiamo a pensarla com’era, quando stava bene. L’amore lo capiamo alla fine.

Milano, prima che le luci dell’alba rischiarino un nuovo giorno, ovattata nella nebbia soffice e densa, regala suggestioni inaspettate. Nel quartiere dei Navigli, generazioni di residenti si tramandano una leggenda: certe notti, per le strade deserte, un dolce e persistente profumo di violette penetra la coltre biancastra e s’intravede l’ombra di una donna sfrecciare in sella a una bicicletta. È Dosolina, meglio conosciuta come l’Angelo dei poupon, l’Angelo dei bambini. Questa è la sua storia.

Nel 1943 la città è sotto l’assedio dei bombardamenti. Guglielmo salva Dosolina dall’aggressione di un soldato tedesco. Da quel momento la giovane donna, iniziata alla prostituzione dal fidanzato, darà una svolta decisiva alla sua esistenza. Dalla campagna di Milano, correrà in bicicletta in una staffetta della salvezza per trasportare oltre confine neonati ebrei, rifondando, a ogni colpo di pedale, il senso della propria vita. A questa vicenda, ricostruita dalla penna suadente, lirica di Mara Di Noia, s’intreccia la storia contemporanea di Alain, medico stabilitosi in Svizzera. Dal vissuto dell’uomo emergerà una verità nascosta, portata alla pienezza del senso grazie alla figura di Dosolina. Un romanzo che mette in dialogo passato e presente, la memoria del prima capace di ricomporre il significato del poi.

 

 

 

Libro pubblicato con il contributo della Regione Campania.

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Recensioni

“Dosolina. L’Angelo dei bambini è una lettura intensa e propositiva, un invito a vivere senza temere l’assenza. Nella grammatica di Mara Di Noia, infatti, “vivere” e “morire” sembrano due coniugazioni dello stesso verbo: il verbo “amare”, il più raro e difficile”. Isabella Fantin su  SoloLibri.net.

«Mara Di Noia non si limita a narrare una leggenda milanese, va oltre. Sono le figure femminili che ruotano attorno alla protagonista, sono le donne sfruttate, sono le donne che hanno subito ogni genere di violenza durante il periodo più atroce dell’occupazione, donne private della propria dignità per soddisfare uomini violenti e senza morale».  Recensione su Mille Splendidi Libri e non solo.

Segnalazione di “Dosolina. L’Angelo dei bambini” nella rivista IO Donna del 27 aprile 2024: «”Un libro delizioso scritto in punta di penna» Maria Grazia Ligato.

«Complimenti meritatissimi per lo stile narrativo fatto di molte frasi brevi, lapidarie, dolorose, liriche, che fanno rimanere in un’apnea emotiva struggente, alternate con paragrafi, in un altro carattere di stampa, che descrivono sogni, desideri, ricordi, rimpianti: splendido!!!» Recensione di Daniela Domenici su Daniela e Dintorni.

«Dosolina, di Mara Di Noia, è come trovare una vecchia foto in un mercato dell’antiquariato. Ti costringe a fissare i volti delle persone ritratte e a provare a (ri)dare una storia a quell’immagine. Non un ritratto bidimensionale, bensì un percorso a ritroso che ti si spalanca in un momento davanti costringendoti a fare i conti anche e soprattutto con la tua di vita, perché alla fine tutto si tiene» Recensione di Raffaele Calvanese su l’Indiependente.

«Mara Di Noia dipinge un affresco di personaggi femminili complessi e sfaccettati, vittime e carnefici, insicure e granitiche, miserabili ed eroiche, e ognuna riflette un sentimento diverso, un modo unico di affrontare il mondo». Marta Elena Casanova su Letti a Letto.