Rumoreggiare e battere pentole per protesta è un rito diffuso in Europa almeno dal Trecento. Charivari in Francia, rough music in Inghilterra, Katzenmusik in area tedesca, scampanata in Italia: una folla si rende anonima nel buio della notte per denunciare una violazione dei costumi da parte di alcuni membri e riaffermare la consuetudine. È un gesto corale che si esprime attraverso la satira e si accompagna a violenze simboliche, ma può finire in festa. In Italia, le derisioni notturne sono quasi scomparse. Alcuni moduli espressivi sono passati nei cortei sindacali, nelle jacqueries del femminismo e del movimento ’77, nelle curve degli stadi, fino alle manifestazioni «no global». Oggi i movimenti radicali riscoprono le forme della protesta rumorosa collettiva, e le attribuiscono nuovi significati politici. L’esempio è arrivato dal Sud America: i cacerolazos, ipiquetes, gli escraches contro governi che hanno mandato in rovina il paese o hanno mentito, contro militari colpevoli di crimini durante le dittaure. Questo libro ripercorre i racconti di scampanate nella narrativa italiana del XIX e XX secolo, mostrando persistenze e cambiamenti di un rituale e le diverse interpretazioni dei protagonisti e degli osservatori.
Derisioni notturne
Racconti di serenate alla rovescia
Una scampanata vi seppellirà