Una donna, un uomo, un pazzo. Lei ha un rimpianto, aver lasciato il pianoforte e la musica per dedicarsi al marito e ai figli. Lui è ossessionato da una nota stonata, che gli risuona nella testa e non gli dà pace. Il folle sta preparando una bomba, per annientare il padre che non l’ha mai accettato. Siamo all’inizio degli anni Ottanta, la chiusura dei manicomi imposta dalla legge Basaglia del 1978 è l’occasione per esplorare il territorio complesso e accidentato del senno umano. In un romanzo ardito nella struttura, i riflettori sono puntati sulla parola «guarigione», che implica il sacrificio di mondi immaginari costruiti come antidoto all’isolamento, all’emarginazione. L’impossibilità di un legame autentico con gli altri lacera i personaggi della storia. E così la vicenda letteraria di una malattia «mentale» esplode nel racconto intimo della malattia «relazionale». Perché a volte i muri più difficili da penetrare, i più alti e i più spessi, sono quelli eretti da chi ci sta intorno. Ma i veri pazzi chi sono?
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Io parlo sottovoce. Soltanto sottovoce. Sono stato obbligato a farlo per quasi vent’anni e alla fine è diventata un’abitudine. Dove vivevo se non si parlava sottovoce si commetteva peccato. Non ho mai ben capito quale, ma dopo le prime due bastonate mi fu chiaro che era meglio non fiatare. Al massimo bisbigliavo. A volte però capitava che alzassi il tono perché
a stare sempre in silenzio non ce la facevo proprio più. Ma non ero io a parlare, erano certi granelli di polvere che ho dentro la testa e che non riesco a definire così su due piedi. Ci tornerò su, lo prometto. Voi forse non capite, ma non è questo il problema; anche io non capivo. Però non devo distrarmi, altrimenti non riesco a spiegare. Dunque, ho imparato a parlare
mormorando il buio dei miei pensieri. Eppure c’erano giorni in cui non riuscivo a stare zitto, perché la polvere dentro di me iniziava a graffiare, a sputare acido e mi risaliva dai polmoni e non mi faceva più respirare e allora urlavo perché il dolore era troppo. Quindi arrivavano gli infermieri, non meno di due o tre, dipendeva da quanto eri grosso, e mi picchiavano
con un bastone e poi, se non la smettevo, usavano i frustini e me ne davano certe che non potete immaginare. Se nonostante tutto continuavo a urlare, mi mettevano la testa dentro un secchio e la lasciavano lì per tanto e poi ancora, e ancora una volta e poi una volta ancora, finché non cadevo a terra senza più fiato per urlare, senza più ossigeno per quei miei rumorosi
pensieri bui. Sapete una cosa? Sono stato molto fortunato perché sono vivo nonostante gli infermieri e i bastoni e i frustini e i secchi. Ne ho visti tanti di quelli come me restarci, con la testa, dentro quel secchio. Per le botte no, al massimo c’era gente che zoppicava per una gamba rotta e risaldata male, ma qualcuno c’è proprio rimasto, con la testa in fondo a quel secchio,
e io li conoscevo tutti. Oggi sto bene, riesco a raccontare un po’ di quello che è successo, ma non è sempre così. Non credete che sia facile, non lo è neanche un po’. Avete mai dormito con una camicina, come la chiamavano loro, che ti blocca le mani dietro la schiena per due, anche tre settimane consecutive, pisciandovi addosso, senza poter mangiare non da una ciotola come i cani?
E strisciando per settimane, raccogliendo con la lingua le pasticche che ti lanciavano dagli spioncini leccando polvere e tutto il sudicio del pavimento e bevendo acqua sporca? Lo so che non l’avete mai provato, ma io voglio raccontarvelo, anzi io devo farlo perché è importante. Lo racconto perché quello che accadrà farà parte di ciò che è già successo. Lo racconto
perché non ci sono molte altre cose da fare qui in casa. Vivo con mio padre. È vecchio. Mia madre è morta qualche anno fa. Da quando sono tornato lui non mi parla. Non è venuto neanche a prendermi. Ha mandato uno che adesso guida la sua automobile. Fermiamoci, perché sto facendo confusione; dovete perdonarmi. Dovrei essere più preciso. Voglio provarci oggi che sto
bene, che sto abbastanza bene per poterlo fare. Sto parlando di quella mattina che ci misero tutti in fila e il mio racconto incomincia da lì, da quel giorno.
Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri
Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri
Pubblicazione: 25 luglio 2019
Recensioni
«Daniele Germani ci conduce nel labirinto dell’agentività umana, un senso di dolore fisico arriva al lettore». Elisabetta Favale recensice Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri su Linkiesta
«Dopo la lettura di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani nascono spontanei nuovi spunti di riflessione e qualcosa di diverso inizia a muoversi!», nuova recensione su Modulazioni Temporali
«Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri è forte, a volte crudo e diretto, ma mai eccessivo o esagerato. Tutto è ben equilibrato, le parole sono dosate, a volte poetiche, infatti la penna di Germani ha un non so che di melodico, di soave», A Tutto volume libri con Gabrio
«Attraverso la verità del Pazzo, si leggono pagine di assoluta bellezza che incollano letteralmente il lettore, Daniele Germani ha scritto un libro che vale la pena leggere, lui ci mostra una realtà che può davvero far paura!», Loredana Cilento per Millesplendidilibrienonsolo
«La narrazione, trascinante e introspettiva, conduce inevitabilmente alla riflessione sulla diversità in senso lato e su un concetto di normalità troppo spesso fatta solo di finzione e apparenza».Il mondo incantato dei libri.
«Questa polvere di cui l’autore parla penetra nei pori della pelle: non ti senti colpevole, non ti senti addolorato né felice. Non è quel tipo di libro dove il lettore si immedesima e si riconosce. Il lettore resta turbato, ha bisogno di un paio di giorni per dare valore al testo, senza consentire alle proprie aspettative di prevalere in ogni singola virgola», scrive Ylenia Del Giudice su parte del discorso blogspot
«Un libro splendido… un romanzo vero, vivo, duro, istruttivo, necessario, attuale». Ascolta la video recensione della book blogger Eleonora Forno
«Un libro ricchissimo. E’ una denuncia, la vita all’interno di alcune di quelle case dell’orrore rispecchia la realtà. Un orrore che si riflette nei comportamenti di una società giudicante e disinteressata nei confronti del diverso. E’ un libro malinconico, perché vorremmo abbracciare questi personaggi schiacciati dal peso dei ricordi e incapaci, all’apparenza, di trovare una nuova via. Ci sono tante cose in questo libro che ci riguardano. Non importa quanto distante sembri da noi la storia, in realtà parla con noi, di noi». Alessandra Fontana, la lettrice controcorrente blog
«Questo libro è diretto, mai eccessivo, e solleva in noi delle domande. Mi è parso come una buona tisana calda in un pomeriggio d’inverno, la sorseggi lentamente, senza fretta, intanto ti fai domande, e il solo ragionare ti fa star meglio». Nuova recensione per Come Eliminare la Polvere su Rock’n’read
«Proporre, in un’opera di finzione, un argomento come quello della pazzia è un’arma a doppio taglio. Può rivelarsi pericoloso gestire un discorso come questo senza le dovute precauzioni. Ma Daniele Germani si è dimostrato capace di padroneggiare l’argomento, non tanto per l’esattezza dei dettagli e dei fatti, quanto per la scelta – ammirevole, a mio parere – di dare finalmente voce a coloro i quali per moltissimo tempo è stata negata questa possibilità». Giovanna Nappi per I Bookanieri
Intervista di Daniele Germani a RadioQuanteStorie, programma radiofonico dedicato alla buona letteratura.
«Che cos’è Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri? è un libro su una parte di storia che vogliamo dimenticare; che parla alle nostre paure e alla nostra vergogna (non solo emozioni innate, ma anche comportamenti acquisiti). È un libro che sfida la percezione comune di buono o cattivo e di giusto o sbagliato. Una miccia per far esplodere delle domande in testa, quelle che spesso non vogliamo porci». Recensione sul blog letterario sottolacopertina
Nuova recensione per Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri su Chili di Libri
«Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri di Daniele Germani è una riflessione malinconica sulla normalità e la salute mentale». Paola Calefato
Leggi l’intervista di Daniele Germani a Gianluca Garrapa sulle pagine di Il Romanzo
«Questo è un romanzo che non si può raccontare. Lo puoi attraversare, passarci dentro e sentirlo piano, perché fa male». Erika Di Giulio su Progetto Medea scrive di Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri
«Un romanzo di nicchia, un romanzo-protesta, un romanzo che sovverte le regole ed invita alla riflessione convinta. Un romanzo che è un’esperienza di vita, o meglio di vite, reali e non, a cui sarebbe necessario prestare la giusta attenzione», scrive Anna Rita Palmieri su Appunti di una giovane reader
Quali sono i DIECI BUONI MOTIVI PER NON LEGGERE Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri? Leggeteli su Giuditta legge
«Con una struttura coraggiosa, con un pensare niente affatto leggero -lasciando al lettore uno straniante senso di claustrofobia – Daniele Germani ci restituisce la musica stonata della follia». Nuova recensione sul Mangialibri
«…Questo non è solo un romanzo ma un percorso attraverso gli occhi, le sensazioni e soprattutto i sogni di chi di vite ne ha vissute molte e magari per noi sembra non averne vissuta alcuna». Elisa Marchegiani per CrunchEd
Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri sul Secolo XIX
«Con una scrittura poetica ed evocativa, Daniele Germani ci regala questo libro tanto breve quanto intenso. Un percorso doloroso attraverso i cunicoli della mente umana, un racconto che apre moltissime domande che, in questo caso, contano molto più delle risposte». Nuova recensione per Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri su Sonosololibri
Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri recensito su Cronache di Caserta
Intervista a Daniele Germani su A tutto volume libri
«Emozioni forti si rincorrono tra le pagine – per lo più nostalgia, rabbia, delusione, amarezza – e sono descritte in modo lucido e appassionato. Non sarà difficile sentirle addosso, più complicato togliersele dalla pelle». Recensione di Azzurra Sichera sul lit-blog Silenzio sto leggendo