Una femminista brasiliana negli anni venti e trenta del Novecento vede il suo paese scivolare nel fascismo, l’individuo oppresso e ridotto a «numero, elemento e materiale umano» nella concezione dello Stato non solo fascista ma anche bolscevica, le nazioni del mondo prepararsi a una nuova guerra mondiale, mentre vengono messe in scena parodie di congressi di pace. Lo denuncia in scritti e discorsi con cui intende risvegliare le coscienze, spronare la donna all’azione diretta e parlare agli uomini, convinta che il problema dell’umanità può risolversi solo con un cambiamento delle relazioni tra i sessi. «Mi rifiuto di contribuire alla carneficina civilizzata della prossima guerra scientifica. Mi rifiuto di arruolarmi o di presentarmi alla chiamata della mobilitazione generale. Mi rifiuto di collaborare in qualsiasi modo all’esercito che stermina la vita umana e disprezza la libertà individuale. Mi considero arruolata a fianco di quelli che saranno sacrificati volontariamente alla furia nazionalista. Preferisco morire, prima che mi obblighino, per una convenzione idiota e utile ai potenti, ad armarmi per il massacro dei miei fratelli. Il nostro motto è: né carne femminile per i postriboli, né carne maschile per le bocche dei cannoni».
Amatevi e non moltiplicatevi
Educazione, femminismo, libertà sessuale, antimilitarismo
a cura di Miriam L. Moreira Leite; prefazione di Mônica R. Schpun; traduzione di Giulia Brunello
Mi rifiuto. La ferocia non può essere al servizio dell’amore