Un personaggio di Hemingway dice, in un passo famoso, che “tutta la letteratura americana comincia con un libro di Mark Twain intitolato Le avventure di Huckeleberry Finn . Twain era nato e cresciuto in Missouri, all’incrocio tra la frontiera e il Sud, e inventa il linguaggio letterario americano proprio a partire da questa realtà: un linguaggio egualitario e democratico, fatto di trasgressione vernacolare, di avventurosa indipendenza, di umorismo irriverente, di idillio adolescenziale adatto a un paese che si sente nuovo, in crescita, in espansione.
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Mark Twain era convinto di scrivere cose terribili, pericolose, tanto da disporre che alcune non venissero pubblicate se non molto tempo dopo la sua morte. Certo esagerava; eppure, l’efficacia ancora palpabile di questi scritti di un secolo fa deriva in gran parte proprio da questa rabbia cosmica senza mediazioni, senza assoluzioni, senza alternative. Il male dell’imperialismo, del colonialismo, del razzismo diventa un male assoluto da cui nessuno – in quanto umano – può tirarsi fuori solo in virtù della propria purezza ideologica.
Dall’introduzione di Alessandro Portelli