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Dicembre, fermi tutti: arriva il Natale. Anche Spartaco Magazine si lascia contagiare dall’atmosfera natalizia…o forse no? Gli autori di questo mese spengono le luci sulle feste, le accendono su storie ai limiti. Vi offriamo oggi questo estratto evocativo dall’ultimo romanzo di Vincenzo Sacco, “Il ritorno del Malombra” dove è protagonista un singolare PRESEPE VIVENTE
Vincenzo Sacco, autore di “Il ritorno del Malombra. La maledizione del Puparo“
PRESEPE VIVENTE
«Ntra greci e greci non si vinni». Due rivenditori rilanciano alla borsa della frutta il prezzo della discordia ma «tra furbi non si mettono d’accordo» come vuole il detto popolare: in questo modo funziona al mercato del villaggio, lo scaro.
Poco più in là, dal venditore d’ortaggi, un allevatore riempie lo zimmile e se lo porta su una delle mule legate in una redine da un’unica corda. Si avvia a vendere lui, dalle parti delle bestie da soma. Qui l’odore di stallatico pe netra nelle narici e le solletica il profumo del formaggio di capra argentata dell’Etna e del gustosissimo latte della capra girgentana dalle corna che s’attorcigliano a spirale.
Una perla nera punteggia il mercato variopinto, è la vacca rustica dalle corna a lira detta “leccapietra” perché è così che sopravvive negli aridi terreni siciliani, leccando l’acqua delle pietre: questa caratteristica sbandiera ai quattro venti il suo proprietario per vendere il latte della vacca cinisara e il saporito caciocavallo che ne deriva.
A un tratto l’allevatore, che tutti inciuriano come lu Sbaundatu, si distrae dal negozio e per primo dirige il capo verso l’orizzonte. Fra i disarmonici versanti, il bosco che ricopre su un lato il paesaggio e le acque che generano un lago artificiale sull’altro lato, spunta una misteriosa carovana. Si è già fatta strada tra i fianchi arrotondati e le fessurate irregolari che particolareggiano le rocce ingentilite dai profili dolomitici dei Nebrodi.
La carovana discende dalle cime, aggira i rilievi argillosi e s’ingrandisce alla vista. Segue la fiumara che solca la vallata fin prima che sfoci nel mare, allora si separa dal suo corso e sparisce dall’orizzonte. Pochi momenti dopo, lo schioccare delle redini sul dorso del tiro e i cigolii dei finimenti dei carri in cammino ne annunciano l’ingresso al villaggio di San Sallier. Il fabbro smette di battere il ferro e la donna di strofinare i panni nel lavatoio. Nel mercato ogni attività cessa d’improvviso e tutti, i mercanti e i compratori, volgono ammutoliti i volti. Persino il pastorello che si era addormentato beato in un angolo, si sveglia e sta a guardare.
La colonna si ferma nel bel mezzo della piazza e pare assaporare ogni istante di quel silenzio. La testa arrotondata di un temerario pollo siciliano si fa largo fino a quando non trova un posto dove far riposare il bargiglio sotto il becco striato di nero. Conquistato il territorio, fa aderire le ali al corpo, preme verso il basso il dorso corto e alza il petto come fosse nella poltrona migliore del teatro. Dietro il timoniere della sua coda e fra i tarsi verdi delle zampe, al
caldo del morbido piumaggio, il pollo fieramente accudisce un pulcino dal piumino selvatico. Arcuano entrambi il collo per piantare i loro prominenti occhi rossi sul varietà che di lì a poco aprirà i battenti. Pure una vacca modicana dal mantello fomentino alza lo sguardo per assistere allo spettacolo. E già batte per terra gli unghioni come per applaudire.
Tre carrozzoni sono legati uno appresso all’altro, nessuna figura umana è visibile eccetto il postiglione barbuto, il capo avvolto in un turbante bianco di foggia orientale.
Etichette: edizioni spartaco, Il ritorno del Malombra. La maledizione del Puparo, Luci spente storie accese, Natale, Presepe Vivente, racconti, Spartaco Magazine, Vincenzo Sacco