Carrello
Iscriviti alla newsletter
Il 27 ottobre 2024, nell’ambito della rassegna organizzata dal Comune di Macerata Campania “A [...]
Fernando Bermúdez alle 17:30 sarà intervistato nel corso della trasmissione Fahrenheit, programma dedicat [...]
Fernando Bermúdez incontra per la prima volta i lettori italiani del suo primo, attesissimo romanzo ̶ [...]
“Inganni e potere. Il gaslighting” a Un borgo di libri, il festival letterario del borgo medievale di Cas [...]
Libro della Settimana
Spartaco Magazine apre l’anno celebrando le parole e dedicando il suo primo numero del 2025 alla PAROLA D [...]
di Lorenzo Mazzoni
Spartaco Magazine apre l’anno celebrando le parole e dedicando il suo primo numero del 2025 alla PAROLA D [...]
di Daniele Lupo
Dicembre, fermi tutti: arriva il Natale. Anche Spartaco Magazine si lascia contagiare dall’atmosfera nata [...]
di Vincenzo Sacco
Dicembre, fermi tutti: arriva il Natale. Anche Spartaco Magazine si lascia contagiare dall’atmosfera nata [...]
di Flaminia Festuccia
Dicembre, fermi tutti: arriva il Natale. Anche Spartaco Magazine si lascia contagiare dall’atmosfera nata [...]
di Piero Malagoli
Dicembre, fermi tutti: arriva il Natale. Anche Spartaco Magazine si lascia contagiare dall’atmosfera nata [...]
di Eva Capirossi
Classifica Libri
Dicembre, fermi tutti: arriva il Natale. Anche Spartaco Magazine si lascia contagiare dall’atmosfera natalizia…o forse no? Gli autori di questo mese spengono le luci sulle feste, le accendono su storie ai limiti. Nella cena della Vigilia raccontata da Flaminia Festuccia si agitano sotto la superficie tormenti e dolori, invisibili sotto regali e sorrisi.
Flaminia Festuccia, autrice di “La stagione dei papaveri“
ELIA TAGLIA IL PANDORO
La madre di Giulia si è ricordata che lui non mangia pesce. Ha preparato dei piatti a parte per non farlo sentire escluso dalla cena della Vigilia.
Il padre di Giulia gli ha battuto una mano sulla spalla, con quell’imbarazzo che hai nel dimostrare affetto al fidanzato di tua figlia.
Fidanzato.
Elia si rigira quella parola in bocca.
Sembra un qualcosa rimasto incastrato tra i denti. Ci torna su a stuzzicarlo con la lingua e in un certo senso lo rassicura, caldo e familiare, predigerito dalla lunga permanenza.
La data del matrimonio è fissata per i primi di luglio.
Giulia avrebbe preferito dicembre.
«Con il Natale che arriva, le luci, la magia…e poi ce ne partiamo per un posto caldo, magari in Sudamerica»
Elia aveva un’idea precisa e differente di questo matrimonio. Da sempre voleva l’estate, la spiaggia, la leggerezza di quella stagione che è senza preoccupazioni, il caldo che ti avvolge e che ti inebria. L’aveva spuntata mettendo avanti le cose pratiche: il freddo, la pioggia, la mancanza di tempo e di voglia, a dicembre, di mettersi anche a pensare a un matrimonio con il Natale che incombe.
È da quando ha conosciuto Giulia che sa che si sposeranno. La perfezione del loro incastro èpiovuta dal cielo, orchestrata da un bravo sceneggiatore.
Le coincidenze.
Le cose in comune, enumerate in tutti quei primi appuntamenti.
«Non ci credo! Anche tu…»
Le liturgie riscritte innumerevoli volte. Ripercorrere ogni quindici di maggio i passi del primo incontro.
«È qui che ti ho vista»
«È qui che ti ho notato»
«È qui che ho chiesto a Gabriele se potevo avere il tuo numero, sai. Pensavo fosse interessato lui a te, e tra amici…»
«Già, Gabriele»
«Non mi piace come dici il suo nome»
«Che cretino che sei, io e Gabriele siamo sempre stati fratello e sorella»
I rituali che si aggiungono anno dopo anno. È la prima Vigilia dei suoi trent’anni in cui Elia ha disertato la cena di famiglia per essere qui. Domani sarà la prima volta che Giulia mancherà il pranzo di Natale con i suoi, per essere presente a quello organizzato dai genitori di Elia.
Bisogna abituarsi: quando saranno sposati le feste si dovranno dividere equamente.
La madre di Giulia li ha guardati poco fa con gli occhi lucidi di emozione e di spumante. Ha detto quando ci saranno anche dei bambini, ci pensate che senso in più avrà questa festa.
Elia e Giulia si sono guardati a loro volta, con un sorriso che fa intendere promesse, ma anche tempo al tempo.
In mezzo a loro, la tavola con la tovaglia di lino, le candele rosse, un centrotavola di ottimo gusto – lo ha scelto Elia da portare in regalo, da parte dei suoi genitori.
È alloro con bacche rosse, qualche ramo di agrifoglio intrecciato. Tutto fatto a mano, tutto naturale. Tra pochi giorni sarà già appassito, esaurito il compito per cui è stato creato: essere fulcro per gli sguardi, punto focale attorno a cui far girare i piatti, i bicchieri, la conversazione che avanza agilelubrificata dagli antipasti ricchi, dai calici pieni.
«Sì, sono entrato di ruolo a settembre», conferma Elia.
«Era il momento giusto per comprare, i tassi d’interesse dei mutui, i bonus per la ristrutturazione» spiega Giulia.
Le sente nella voce l’orgoglio davanti alla cugina che, ha raccontato una volta a Elia, si è sempre creduta meglio di lei, e invece ora.
Elia cincischia il suo bicchiere di spumante troppo secco per essere buono e mentre lo fa roteare ha un’immagine fotografica dei polsi di Luisa, le vene azzurre sotto la pelle lasciata scoperta dal maglione di lana, l’ultima volta che si sono incontrati a casa sua.
Sono passati tre giorni.
Durante le feste è difficile, lo capisci, le ha detto lui.
Certo, lo so, ha risposto lei.
Poi si è tirata le maniche del maglione fin sulle dita e mandato giù delle lacrime che a lui non ha voluto far vedere.
Elia le ha preso le mani, le ha liberate dalla loro armatura di lana verde bottiglia e ha baciato quei polsi con la tentazione di affondarci i denti, di arrivare al pulsare del sangue sotto.
Ha detto di nuovo farò tutto il possibile, lei ha detto di nuovo lo so, fa parte del gioco.
Fa parte di noi, ha insistito Elia, già sulla soglia.
Si vedono da settembre.
«E quindi la ristrutturazione contate di finirla…»
«…Sì, per maggio. Con Giulia che segue i lavori è tutto più semplice»
«Comodo non pagare l’architetto»
Vedi, ha spiegato Elia a Luisa, io non sarei quello che sono se non ci fosse Giulia. Tu non avresti questa versione di me, quella di cui ti sei…
Voleva dire innamorata, ma non lo ha fatto. Luisa nemmeno l’ha detto. Invece gli ha detto spogliati, che ti voglio finire il ritratto.
A Elia non piace come viene fuori nei disegni di Luisa. Il naso pronunciato e quella vertigine tra i capelli che non li fa stare mai a posto. Le gambe più robuste del resto, i fianchi larghi.
«Amore mi aiuti a stappare la bottiglia? Si è incastrato il tappo»
«Dai Giulia che ce la fai anche da sola»
E il pop immediato del tappo che esce copre l’eco troppo acida di quel commento.
«Ma sei di cattivo umore?»
«Al contrario»
Nella tasca interna della giacca ha una foto di Luisa. Ce l’ha messa all’ultimo prima di uscire di casa. Ogni tanto la tocca, sopra la stoffa. Poi smette. Si è visto riflesso nella porta a vetri del soggiorno, e sembra tanto il gesto di uno che sta per avere un attacco di cuore. È troppo giovane per questo.
Con Luisa sono d’accordo che quelle cose squallide delle chiamate clandestine, chiusi in bagno alle cene di famiglia, loro non le faranno.
Lei non merita briciole, ma di averlo tutto, completamente per sé.
La vorrebbe chiamare, ora.
Sgattaiolare sul balcone con la scusa di una sigaretta. Solo che non fuma, lui.
Luisa sì. L’odore delle sue Marlboro gli resta sui vestiti, sulla pelle, tra i capelli.
È che in sala professori non si potrebbe, ma fumano come turchi, è stata la prima bugia detta a Giulia.
Dopodomani partono per la montagna, a passare il Capodanno a casa di amici.
Sono tre giorni che non vede Luisa.
Non la vedrà per altri dieci.
E allora lei gli dirà di troncare, perché non va bene la loro storia.
Lui acconsentirà, perché non c’è futuro per loro che non sia così, tra le pieghe di una vita già scritta.
A lei resteranno i disegni. I ritratti a carboncino che gli ha fatto, lo studio per un quadro.
A lui resterà quella pagina di diario che ha letto di straforo mentre lei era sotto la doccia, l’altro giorno.
La parola errore era scritta sette volte. La parola amore una sola, seguita da un punto interrogativo. Il nome di Elia, mai.
Non esiste una traccia di loro due, neanche in quest’epoca digitale dove tutti disseminano indizi con il preciso intento di farsi trovare.
Qualcuno ora gli chiede di tagliare il pandoro.
Luisa gli dirà che è finita, ma Elia taglia il pandoro.
Taglialo a stella, dice Giulia, e lui non lo ha mai fatto. A casa sua si è sempre portato a tavola intero.
Elia taglia il pandoro, e Luisa lo lascerà.
Elia dispone le fette sul piatto, e Luisa non gli aprirà la porta, il cinque di gennaio.
Elia cosparge le fette di zucchero a velo usando un colino a maglie fitte. Giulia lo guarda dall’altro capo della cucina, sorride mentre mette le posate sporche nel lavello.
Qualcuno dice che sarebbe ora di aprire i regali.
Qualcuno dice di aspettare dopo il dolce.
Elia porta il vassoio in sala da pranzo, in questa cena della Vigilia, dà un bacio alla sua fidanzata e serve la prima fetta alla sua futura suocera che dice peccato che domani non vi avremo con noi.
Domani è Natale. Tra dieci giorni è il cinque gennaio. Rivedrà Luisa. Avrà finito di dipingerlo, quel ritratto, allora. Non ci sarà più motivo per tenerlo con sé.
Domani è Natale. A luglio si sposa. Il cinque gennaio Luisa lo lascerà.
Tocca una volta ancora quella foto nascosta nella tasca interna, nel punto esatto del cuore. Fa male.
Etichette: edizioni spartaco, Elia taglia il pandoro, Flaminia Festuccia, la stagione dei papaveri, Luci spente storie accese, Natale, racconti, Spartaco Magazine