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«Quando e dove scrivo non è definibile, scrivo sempre e dovunque. Un luogo, non luogo, utilizzato spesso è l’automobile: durante i viaggi ho sempre a portata di mano carta e penna.Forse l’inattività forzata da passeggero mi offre una buona occasione di ripescaggio del materiale accumulato; conservo nella memoria molti spunti / riflessioni / idee che poi vengono fuori magari all’improvviso per un’immagine del paesaggio o la parola di una canzone (mio marito ascolta la musica quando guida!).»
Che scrittrice sei?
«La mia scrittura è poco metodica e molto estemporanea, ma è una cosa collegata anche al genere di vita che conduco, piena di cose che poco o nulla hanno da fare con la scrittura, almeno nell’immediato. Al metodo, però, risale il progetto narrativo iniziale, senza il quale non lavoro: ci possono volere anche tempi lunghi per realizzarlo, il che non significa comunque che poi non possa essere modificato, anche a stesura iniziata.»
Penna o pc?
«Scrivo a penna su fogli A4, numerati in sequenza e graffati, riposti in cartelline con un titolo e/o una indicazione provvisoria. Questo lavoro è preliminare, poi si passa alla rilettura e al riordino delle cartelline (impegno complesso che affronto sempre con la preoccupazione che non mi vada più bene ciò che ho scritto, cosa che può accadere), e infine si passa alla trascrizione al computer. A questo punto ennesima rilettura mia e di quanti, persone di buona volontà in famiglia e fuori, si prestano alla bisogna»
Qualche trucco per superare il blocco creativo?
Quanto ai trucchi, penso che ognuno debba e possa trovare i suoi. Uno che con me funziona sempre, almeno fino ad ora, è ripetermi –quando mi sento svogliata o demotivata (…ma chi mi leggerà mai ? a chi può interessare questa storia? etc.)- che io scrivo per alimentare la memoria consapevole di un pezzo di storia del mondo, e che in genere si scrive (ed è così per me) per sorprendere se stessi, per stupirsi di sé, per capire meglio le cose della vita, che –descritte – si distanziano dagli occhi e dal cuore quanto basta per comprenderle meglio.
Sei un’autrice del tipo : “Non chiamatemi, non faxatemi, non messaggiatemi, sto scrivendo”?
Un mio accorgimento per predispormi meglio a scrivere, quando mi posso programmare in questo senso, è avere intorno a me più ordine possibile, che è cosa che mi rilassa: il letto sfatto o la cucina in disordine mi impediscono la concentrazione! Ovviamente è una fissa mia!
L’esperienza mi ha consigliato di essere molto attenta a tutto quello che accade intorno, perché penso che un’espressione o una parola possano sempre rientrare inaspettatamente in quello che sto scrivendo; potrebbe essere il termine che si rischia di cercare invano per giorni, dal che poi nascono “pizzini” e post-it a valanga.
Nel romanzo “IL TEMPO FA IL SUO MESTIERE” ci sono elementi elementi dautobiografici: Perchè una saga familiare?
«Scrivere di sé, delle origini, della famiglia può essere molto difficile: ci sono riuscita quando ho compreso che dovevo pensare a me e ai miei come figure esemplari, non in senso etico naturalmente, ma in senso storico: è la necessità di prendere le distanze dall’autobiografismo in senso stretto»
Anche per un romanzo le fonti storiche sono essenziali?
«Le fonti servono molto per una corretta contestualizzazione; non bisogna pensare che non servano se si scrive di realtà contemporanee; le scelgo come farei se dovessi compilare una sorta di bibliografia per un lavoro scientifico, poi ci può essere qualche suggerimento utile esterno, che ben venga!
Mi appunto ciò che mi sembra più utile e attinente all’argomento di cui mi sto interessando, ne faccio schede che metto da parte: a tempo debito, sfogliando questo materiale salta fuori quello che mi serve, in genere.»
Come si identifica uno stile narrativo? Consigli, suggerimenti?
«Non saprei, penso che uno stile si autodefinisca : lo stile è dato da tanti elementi, spesso ricorrenti, che vanno dal modo di scegliere i vocaboli all’uso della punteggiatura; dal preferire una maniera particolare di descrivere luoghi e persone (in modo analitico o con pochi tratti?); dal cercare lo strano più del quotidiano, e così via.
Mi sento di consigliare a tutti, indistintamente, l’uso costante dei vocabolari: dei sinonimi e dei contrari, delle etimologie, etc.
Molto importante per il ritmo di un testo è l’uso della punteggiatura; il ritmo di una scrittura contribuisce a individuare uno stile.»
Mariastella Eisenberg è nata a Napoli da un medico ebreo rumeno di etnia tedesca, laureato a Montpellier e riparato in Italia a causa delle leggi razziali, e da una giovane pianista napoletana. Già insegnante e dirigente scolastico, dal 2004 si dedica alla scrittura e all’impegno sociale. Ha pubblicato Perché ancora i Promessi Sposi (Marimar 1989); Sara (Guida 2005); Carovita (Lettere arti scienze 2009); Chiedi alle mani (Sovera 2009); Alfabetando (L’Aperia 2011, prefazione di Luigi Trucillo); Cantico nella parola svelata (Compagnia dei Trovatori 2013, prefazione di Silvio Perrella, nota di Bruno Galluccio); Madri vestite di sole (Interlinea 2013, prefazione di Giampiero Neri, nota di Andrea Renzi); Viaggi al fondo della notte (Oèdipus 2015, prefazione di Ugo Piscopo, nota di Maram Al-Masri).
Etichette: consigli di scrittura, eisenberg, il tempo fa il suo mestiere, saga familiare