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Classifica Libri
Ognuno di noi ha un proprio orizzonte, fisico o interiore, che definisce la sua esistenza: “La siepe che da tanta parte il guardo esclude”. È questo che ci dà LA MISURA DEL MONDO. Aspettando “Più libri, Più liberi”, Spartaco Magazine fa suo il tema di quest’anno e lo affida ai suoi autori per reinterpretarlo. Una spiaggia d’inverno custodisce tesori e permette ai pensieri di vagare liberi, anche con quel pizzico di follia bambina che nella vita quotidiana non ci concediamo. Così fa la protagonista del racconto di Rossella Tempesta, che nei frammenti di vetro e piastrelle smaltate lisciati dalle onde ricostruisce il puzzle del suo passato.
Rossella Tempesta, autrice di “La pigrizia del cuore“
FRAMMENTI
La giornata oggi è verde. C’è stato anche un ritrovamento rosa, uno di un celeste chiarissimo, calcinato, ma l’ultimo tesoro aveva, definitivamente, il verde al centro, un piccolo residuo di smalto verde inglese.
Allora Elsa, con queste certezze nelle tasche, spedisce un poco di più il passo, solleva meglio il piede in levare e nonostante la sabbia umidissima e lo stivaletto sciancato il suo diventa quasi un trotterellare allegro.
Le piace anche come trotterella Sasha, la sua cagnetta bianca, la guarda le sta qualche passo indietro e ogni volta che accade questo – che sono in spiaggia, sole lei e la cagnetta, che il guinzaglio è abolito e che per questo la bestiolina trotterella davanti e lei la segue sulla sabbia umida – tutte le volte la stessa storia: la sua mente è invasa dall’espressione “treno posteriore”.
È una cosa che deve aver sentito in bocca a qualche veterinario o l’ha letta da qualche parte, non lo ricorda ma quel che è sicuro è che questa cosa sta in un cassetto del suo cervello, non viene mai usata, non per lavoro, non in famiglia, non nei suoi rapporti sociali, mondani o amorosi, e poi basta che accada quella situazione (lei, la spiaggia, la cagnetta bianca vista da dietro) e la sua mente si ferma, tutto si richiude di scatto e con un altro scatto secco e misurato si apre un solo cassettino e salta fuori un “treno posteriore” così forte che quasi fa l’eco.
In spiaggia a quell’ora d’inverno ci vanno solo i matti, una statistica che Elsa si è fatta negli anni, a volte avendo scambiato due parole, altre volte avendo solo avuta l’occasione di guardare in volto, incontrandola in direzione contraria alla propria, qualche persona imbacuccata fino al naso, col cappuccio bordato di pelo e un cane al guinzaglio o libero a gironzolargli intorno.
Elsa da buona prof. di matematica sa che nella statistica ci sta tutta anche lei. E persino la sua cagnetta piuttosto nevrotica fa numero. Ed è con quest’alibi che vorrebbe almeno una volta, una sola, farlo.
Andare in spiaggia d’inverno, tra le tre e le quattro del pomeriggio, dopo essersi intabarrata contro il vento gelido, aver infilato gli stivaletti mosci con la para sotto e il doppio calzino dentro, giungeree appena toccata sabbia sganciare il guinzaglio alla cagnetta che parte come fosse a molla, iniziare a camminare mentre la bianca quadrupede fa i cerchi raso suolo a velocità supersonica e man mano li amplia fino a sfiorare la riva e coraggiosamente, eccitatissima, anche l’acqua gelida.
Intanto lei cammina lentamente, guarda in basso perché cerca i pezzi di tesoro, bisogna coglierli con lo sguardo in mezzo a cumuli di conchiglie sbriciolate, pezzetti di legno, alghe e spazzatura varia che la risacca mena a riva, ci vuol concentrazione e passo lento e bisogna ogni tanto sollevare il capo perché la cervicale brucia e per vedere se arrivano altri matti e altri cani in controluce.
Percorrere così un bel pezzo di spiaggia ventosa, lei capo chino e la bestiola calmata dalla frenesia iniziale, che ora si ferma spesso, annusa un piccione morto, una scatoletta di polistirolo con i resti di esca abbandonati da un pescatore della domenica, si gratta un po’ e riparte.
Ecco, riparte, Elsa ce l’ha davanti, ripone in tasca l’ultimo ritrovamento e la osserva, sta prendendo quell’andatura, inizia proprio ad alternare le zampe in modo sincronico e la gran coda bianca si solleva e arriccia all’insù, frange al vento. Ecco le si è scoperto il TRENOPOSTERIOREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!
Lo ha fatto, Elsa ha urlato il pensiero uscito a scatto da quel cassettino piccolissimo del suo cervello, quello che contiene solo quelle due parole insieme, e che non si apre mai se non lì. La cagnetta si è voltata inchiodando, ha sollevato un poco le orecchie con espressione incuriosita, poi non ha avuto dubbi, doveva essere un richiamo al gioco di “riporta” che fanno sempre a un certo punto. Solo che la sua Elsa non ha lanciato un bel niente e allora l’intelligente animale si è guardata subito intorno e ha trovato il legnetto giusto, lo ha preso tra i denti soffiando via la sabbia dal naso e lo ha portato ai piedi di Elsa.
Ma Elsa è rimasta immobile con una strana espressione sul viso, la bocca è aperta eppure non le sente emettere nessun “riporta” e oltretutto le mani ce le ha in tasca e invece di chinarsi a prendere il legnetto, ci sta mulinando in quelle tasche, forse arriva un biscottino, forse, pensa la cagnetta, uno di quei premietti al bacon certo, perché poi in fondo lei la sua parte del “riporta” l’ha pur fatta.
Invece Elsa tira fuori dalle tasche le mani che in effetti stringono qualcosa che ha la misura del premietto al bacon, sì, ma l’odore che arriva al naso umido e nero di Sasha non è coerente, anzi sente solo odore di mare e salsedine, come sempre lì intorno; Elsa infatti impugna tutt’altro, è il tesoro più prezioso raccolto nella giornata, un fondo di bottiglia smerigliato dalla sabbia, quasibianco, opaco e non più tagliente, lo solleva incantata, ancora ha la bocca semischiusa ma lo sguardo è meno attonito, anzi stringe gli occhi e ad uno di essi avvicina il fondo di bottiglia, vi guarda attraverso come tenesse tra le dita la lente di un cannocchiale, guarda lontano, ora l’atro occhio è ben strizzato, tutto il focus passa attraverso la lente inventata, con quella intravede l’orizzonte, il promontorio bombato sulla destra, che sembra quasi un’isola sorgente dal mare, e a sinistra il cerchio del piccolo golfo, un golfo domestico, e alle spalle le villette anni ’60 in cui allora quelli del cinema facevano favolose feste estive.
Elsa riconosce tutto, questa è casa, qui c’è la misura del suo mondo, ha viaggiato tanto, sin da ragazza ogni occasione era buona per visitare luoghi nuovi, tutti li ha trovati belli, interessanti, alcuni davvero sorprendenti, ma il momento più bello di ogni partenza era sempre il ritorno, con un bagaglio pieno di ricordi da riportare a casa, qui, nel suo mondo, fatto su misura per lei. Casa.
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