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di Andrea Ventura
Classifica Libri
Una maschera cela le sembianze di chi la indossa, rendendolo altro da sé. Può essere un espediente comico, un sotterfugio, un rimedio momentaneo. Maschere sono anche gli strati che velano la realtà, e nascondono al di sotto un mondo invisibile ai più. Il primo ospite di questo nuovo numero di Spartaco Magazine è Andrea Ventura, che con un racconto dell’assurdo forza i limiti dell’immaginazione tra le maschere della tradizione e l’apparizione di un’inaspettata giraffa.
Andrea Ventura nasce a Palermo nel 1990. Ha pubblicato cinque libri umoristici e il prossimo, “La leggenda dei tre compagni e del figlio della luna” uscirà per il Nido Editore.
GIRAFFE
«Eccola là, Arlecchino.»
Arlecchino seguì l’indice di Pulcinella, ma tutto ciò che vide fu una giraffa, beata tra le tante, mangiare una foglia enorme.
«Quale devo guardare? Quella che sta masticando a bocca aperta o quella più lontana che sta ballando la macarena?»
La macarena. Siamo ancora fermi a quello. Pulcinella scosse la testa. Arlecchino poteva avere una grande inventiva, ma era solo una maschera. In realtà era scemo.
«E dai, dimmelo! Sei tu che scherzando scherzando dici sempre la verità!»
Pulcinella sospirò. Gli sarebbe piaciuto, un giorno, avere un Arlecchino pronto a capire tutto al volo. Invece era uno che tra le tante giraffe non capiva quale fosse quella davvero importante.
Pulcinella osservò meglio la creatura col binocolo. Fece cenno al compagno di prenderlo anche lui.
«Ecco, la vedi? La vedi? Sta mutando.»
Arlecchino vide una delle giraffe, mentre stava beata in panciolle in mezzo ai suoi simili, diventò una graffetta, invisibile persino ai binocoli.
«Graffetta…» ripetè Pulcinella. Arlecchino guardò l’amico interrogativo.
«Mi vuoi spiegare?»
Pulcinella sapeva che scherzare e scherzare dicendo la verità richiedeva tantissime sinapsi. Gliene poteva prestare qualcuna ad Arlecchino? E perché privarsene?
«Ebbene, devi sapere che anni orsono Pantalone mi ha raccontato una storia.»
«Quel mascalzone?»
«Silenzio, adesso. Dicevo, mi ha raccontato una storia. Ecco, ecco che si ritrasforma in una giraffa! Pazzesco!»
La graffetta era tornata a essere una giraffa che camminava assieme ai suoi simili.
«Dicevo.» riprese Pulcinella. «La storia della Giraffa Provvisoria non la conosce nessuno, tutto ciò che sappiamo è che si trasforma ogni volta in un oggetto diverso. Noi dobbiamo scoprire qual è il prossimo, così almeno avremo tantissimi soldi.»
«Tantissimi soldi!»
«Per fare la pizza.»
«Quale pizza? Io voglio il fegato alla veneziana.»
Pulcinella si alzò e si pentì di avere come amico uno che amava il fegato alla veneziana invece della pizza.
Comunque, Pantalone pagava sempre e se diceva che avrebbe pagato, sarebbe stato così.
«Nessuno ne conosce la vera storia, dicevo, ma si dice che trae le sue radici quando…»
Si interruppe. L’aveva completamente dimenticata, la storia! Oh, no! Decise di chiamare un numero.
«Pronto.»
«Peppe! Che piacere. Dimmi la storia della Giraffa Provvisoria…»
Arlecchino rimase a bocca aperta. Chiedere a Beppe Nappa la storia della Giraffa Provvisoria, proprio nel momento in cui questa stessa giraffa stava arrivando da loro, poteva considerarlo avventuroso.
Decise di scuotere l’amico, tutto preso dalle informazioni che Nappa gli stava fornendo. Pulcinella si spazientì e stava per dire una parolaccia in napoletano, quando vide che la Giraffa Provvisoria aveva dedicato loro tutte le sue attenzioni.
E si trasformò in carro armato laser.
Peppe Nappa, ignaro di quella metamorfosi, prese a dire “No, perché se si sente minacciata diventa un carro armato laser. Accùra.»
E fu allora che Arlecchino e Pulcinella divennero giraffe anche loro, grazie al magico laser del carro armato.
Etichette: Carnevale, edizioni spartaco, Febbraio, Giraffe, In maschera!, Maschere, racconti, Spartaco Magazine