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«Una volta, appena prima dell’alba, mentre regnava il silenzio nella stanza dove dormivano, qualcuno urlò a squarciagola: “Amici, siamo tutti cadaveri viventi!”».
È una pagina terribile della storia del ’900, un documento storico necessario e finora inedito in Italia, «Il decimo giorone dell’inferno» del poeta e giornalista Rezak Hukanović. «Dante si era sbagliato. All’inferno non ci sono nove gironi, ma dieci. Rezak Hukanović vi porta nell’ultimo, quello più spaventoso e straziante» sottolinea nella prefazione il premio Nobel per la pace Elie Wiesel.
La verità non necessita di orpelli. La crudeltà non ha bisogno di aggettivi. È una prosa scarna, asciutta, essenziale quella di Hukanović, il racconto in prima persona di chi ha visto, allo scoppio della guerra nei Balcani, amici, vicini e persino parenti trasformarsi, nei campi di concentramento, in spietati carcerieri.
Il lacerante racconto di Hukanović rievoca l’opera di Primo Levi. The Observer
«Tutto è cominciato allora. La divisione della Bosnia ha spinto il Kosovo alla secessione dalla Serbia, un esempio che ha autorizzato il distacco del Donbass, provocando la guerra in Ucraina che, come un boomerang, ricade su di noi lacerando il tessuto della nostra madre terra europea con uno strappo purulento che ci porta sull’orlo di un terzo conflitto mondiale» sostiene Paolo Rumiz nella postfazione.
In occasione del Giorno della Memoria, Rezak Hukanović sarà in Italia dal 25 al 30 gennaio in un tour che toccherà Campania e Friuli Venezia Giulia. Ad accompagnarlo, la giornalista e scrittrice Azra Nuhefendić, autrice della raccolta di racconti «Le stelle che stanno giù. Cronache dalla Jugoslavia e dalla Bosnia Erzegovina».
Etichette: Bosnia, Campi di conventramento, Giorno della Memoria, sopravvissuto