«Disperato di dover morire, si mise a bastonare anatre e tacchini, a strappar gemme e sementi. Avrebbe voluto distruggere d’un colpo tutto quel ben di Dio che aveva accumulato a poco a poco. Voleva che la sua roba se ne andasse con lui, disperata come lui». È «MASTRO DON GESUALDO» di GIOVANNI VERGA il romanzo che sarà al centro dell’appuntamento, della serie «Matti per i classici», di sabato 6 marzo, alle 18.30, sulla pagina Facebook della LIBRERIA SPARTACO di Santa Maria Capua Vetere (Ce). In diretta ALESSIO BOTTONE, assegnista di Lettere all’Università degli studi di Salerno. Ma, nella migliore tradizione di «Matti per i classici», il punto forte sarà la DISCUSSIONE CON E FRA I LETTORI: scrivete fin da adesso i vostri COMMENTI, indicateci i BRANI del libro che vi sono piaciuti di più e che vorreste fossero LETTI e, soprattutto, PARTECIPATE attivamente alla diretta, in modo che venga rinnovato lo SPIRITO che ha sempre animato i confronti nella Libreria Spartaco.
IL CLASSICO
Il romanzo è incentrato sulla figura di Gesualdo Motta, un uomo che nel corso della sua vita sacrifica ogni affetto a ragioni strettamente economiche ritrovandosi alla fine schiacciato e sconfitto dall’aridità di cui si è circondato. È «Mastro», appellativo riservato ai manovali che dirigono un gruppo di muratori, e «Don», epiteto riservato a signori e proprietari terrieri, ma è disprezzato da entrambe le classi sociali. Da semplice muratore, infatti, diventa prima imprenditore, poi proprietario terriero e infine marito di una nobildonna; da qui il suo conseguente isolamento, poiché viene detestato sia dai paesani di basso ceto, che sono invidiosi della sua scalata sociale, sia dal ceto nobiliare, che lo considera solo un bifolco arricchito.
Pubblicato in volume nel 1889 dopo una serie di tormentosi rifacimenti nel corso di nove anni, Verga raggiunge con questo romanzo la seconda tappa del progettato ciclo dei Vinti, allargando la sua indagine a un ambiente socialmente più complesso di quello dei «Malavoglia». Popolato da una folla di personaggi di vario ceto – nobili in decadenza, borghesi aggressivi, preti, contadini, comari – «Mastro don Gesualdo» dà vita a un ampio affresco della provincia siciliana dell’Ottocento, proiettato sullo sfondo dei primi conflitti risorgimentali. Gesualdo è intraprendente, astuto, infaticabile: un prototipo di self-made man, che a forza di lavoro e di sacrifici è salito da umili condizioni al rango di ricco possidente. Ma la spregiudicatezza dell’agire economico si unisce in lui a un rigido tradizionalismo di valori, all’intimo rispetto di radicate convenzioni sociali, ed è questo l’equivoco in cui si consuma la sua vita.
L’AUTORE
Giovanni Carmelo Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è stato uno scrittore, drammaturgo e senatore italiano, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo.