In un Meridione ben distante dai segni della modernità urbana, la protagonista cresce oppressa da un ambiente familiare in cui le condotte pubbliche e private sono spietatamente misurate sul terrore del giudizio sociale e sul rigore vincolante del dovere quotidiano. Il nido protettivo diventa allora nodo difficile da sciogliere e da portare. Un romanzo intenso, “QUEL LUOGO A ME PROIBITO”, edito dalla FELTRINELLI, come la scrittura dell’autrice ELISA RUOTOLO, protagonista della diretta di venerdì 9 aprile alle ore 20 sulla pagina Facebook della Libreria Spartaco di Santa Maria Capua Vetere (Ce). Chiacchiera con la scrittrice il libraio ed editore Ugo Di Monaco.
L’AUTRICE
Elisa Ruotolo è nata nel 1975 a Santa Maria a Vico (Ce) dove vive tuttora. Insegna Italiano in una scuola superiore.
Ha esordito per nottetempo nel 2010, con la raccolta “Ho rubato la pioggia”, vincitrice del Premio Renato Fucini e finalista al Premio Carlo Cocito 2010.
Nel 2014 ha pubblicato, sempre per Nottetempo, “Ovunque, proteggici”, selezionato dalla Commissione del Premio Strega 2014 e presentato al premio da Marcello Fois e Dacia Maraini. Nel 2021 è uscito per Feltrinelli “Quel luogo a me proibito”.
IL LIBRO
“Famiglia era questo: una messa in comune del privato, un difetto di autonomia, una continua chiamata in causa dell’altro, un sostenersi che diveniva peso.” A smentire il clima familiare, la figura della nonna materna, una donna vitale, attenta ai propri spazi di autonomia e libertà, un modello stigmatizzato dai genitori della ragazza ma di cui lei sente di aver ereditato il “sangue ferino”, una sotterranea spinta a spezzare i legami per seguire i propri desideri. Questa attrazione si incarna per lei, nell’infanzia ma soprattutto nell’adolescenza, in Nicla, una ragazzina libera e istintiva che non ha paura di andare con i ragazzi. Paura che al contrario la protagonista non riesce a vincere se non nelle sue fantasie o nei libri, tanto che la ritroviamo adulta ma ancora inesperta di sé e degli uomini: la sua piccolezza assai simile a quella del bonsai, che – frenato nella crescita con tagli e legature – non è in grado di dare ombra né frutto. Ha un lavoro e si è lasciata alle spalle il dialetto da cui proviene quando conosce un uomo che rappresenta il proibito, il desiderio: forse il nodo più difficile da affrontare: “Avevo sempre pensato che per me tutto potesse risolversi nel chiuso di una stanza o negli affetti in cui ero nata, ma Andrea ora mi dimostrava che c’era anche altro”. Si tratta di fidarsi, ma quanto coraggio serve per assumersi la responsabilità del proprio piacere?