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10 Marzo 2024

COSA VOGLIAMO/3

Il tema di “BookPride Milano 2024” è COSA VOGLIAMO. A interrogarsi sui propri desideri sono i personaggi femminili dei romanzi di quattro autori di Edizioni Spartaco, in omaggio alla Giornata internazionale della donna. La fiera inizia proprio l’8 marzo e termina domenica 10. Allo stand C15 potrete incontrare i protagonisti in carta e ossa.

Piero Malagoli, autore di “Nel rimorso che proveremo

Antonia vorrebbe…

«Togliti da quella finestra» le aveva consigliato Gualtiero «Si vede la luce della sigaretta».

«Lo sanno tutti che dopo cena fumo davanti alla finestra».

«Togliti lo stesso».

Antonia aveva spento il mozzicone contro il davanzale e si era rassettata lo scialle. Non le pareva vero di aver cenato di nuovo con suo fratello. Se mamma lo avesse saputo…

«Sarebbe voluta venire per forza e ci avrebbe messo tutti in pericolo» aveva tagliato corto il partigiano. Si era già esposto a un rischio enorme scendendo dalla montagna per riabbracciare sua sorella, lui che a quarant’anni suonati faticava a stare dietro a ragazzi della metà dei suoi anni, su e giù per i calanchi. Negli ultimi mesi aveva visto e compiuto cose indicibili, voleva stringere quel corpo sangue del suo sangue sul quale aveva sentito commenti equivoci. Perché le voci girano, anche con la guerra che infuria, e arrivano fin lassù, nelle tane di uomini che vivono come bestie.

«Certo che è vero» l’aveva gelato Antonia alla domanda esplicita che aveva dovuto strapparsi di bocca come un dente guasto.

«Come pensi che possa altrimenti provvedere a mia figlia e a mamma?».

«Ma, alla tua età…».

«Pensi che sia troppo vecchia? Trentotto anni, in un paese dimenticato da Dio, nel mezzo di una follia come questa, sono solo un dettaglio».

Gualtiero aveva incassato. Tutto il discredito che credeva di dover provare a quell’ammissione si era dissolto senza nemmeno aumentare il suo cinismo verso la precarietà che dominava la loro vita di sgobbo. Solo non era riuscito a ignorare come Antonia si fosse procurata i pezzi di stufato con cui l’aveva accolto, tremante di gioia e apprensione, dopo che la Nilde le aveva recapitato il messaggio nel quale annunciava la sua visita, nascosto nel guscio di un uovo svuotato.

«Fai attenzione, almeno?» le aveva chiesto.

«Corro sicuramente meno pericoli di te, lassù. E posso perfino permettermi queste» gli aveva infilato il pacchetto con le restanti sigarette nel taschino della camicia e allacciato il bottone.

Non riusciva a guardarlo così smagrito. Il bel viso pieno si era fatto appuntito come il muso di un cane randagio su cui spiccavano occhi sospettosi sotto le palpebre gravate da settimane di sonno arretrato. I geloni gli avevano lasciato segni sulla punta del naso e alle nocche della mano destra, con cui reggeva il fucile durante i turni di guardia.   

Ormai l’imminente commiato tacitava le tante domande sospese. Ancora mezz’ora, poi Gualtiero sarebbe sparito nella notte chissà per quanto tempo ancora… magari per sempre.

Di colpo un gran trambusto sulle scale esterne. Passi pesanti di scarponi, risa sguaiate e l’abbaiare di quella lingua dura, arcigna, che pare impartire ordini anche discorrendo cordialmente. Due pugni sull’uscio, poi qualcosa di solido colpisce il battente. Il calcio di un mitra.

Gualtiero, come un gatto, aggira il tavolo, scosta la tenda che divide l’alloggio in due stanze e sparisce in camera, dalla cui finestra si può saltare sulla legnaia e filarsela verso la campagna. Antonia conta fino a dieci, controllando febbrilmente che nulla tradisca la presenza di suo fratello, poi apre. Non si può fare altro.

Cinque soldati tedeschi si riversano all’interno, paralizzandola dal terrore. In un attimo avrebbero perlustrato l’appartamento se quello fosse stato lo scopo, invece sono attratti dalla tavola ancora mezzo imbandita. Parlano tra loro e rivolgendosi ad Antonia, immobile sull’uscio. Sono ubriachi. Giovani, male in arnese e ubriachi. Le sovviene di averli visti quel pomeriggio al posto di blocco sulla camionabile all’ingresso del paese. Devono aver staccato ed essersi infilati in qualche bettola. Uno di loro è talmente giovane che pare un bambino. Il viso chiazzato di rosso per il vino e il freddo inteso, i capelli biondi e due occhi acquosi chiari come sassi di fiume. È tenuto per la collottola da un commilitone che le sta parlando con tono strascicato e ampi gesti scoordinati. Ci vuole del bello e del buono perché quell’agitarsi approdi a qualcosa. Per il terrore i pensieri non si dipanano chiaramente, ma le si affastellano in testa. I soldi cavati di tasca dal militare accendono in lei un barlume. Le calca in mano due banconote indicando il ragazzino che sostiene quasi di peso, spossato dal vino e dall’imbarazzo, e una terza additando quel po’ di stufato e la mezza bottiglia di vino ancora sul tavolo.

Antonia non risponde, impietrita dall’inquietudine sulla sorte di suo fratello. Capisce soltanto che deve prendere tempo. Dargli l’opportunità di allontanarsi impegnando quei soldati.

Si fa sollecita. Raduna il cibo rimasto e si mette a poggiare piatti puliti sul tavolo, ma uno dei tedeschi la ferma. Prende la pentola e distribuisce a ognuno degli altri un cucchiaio. Messosi la bottiglia del vino sottobraccio si rivolge ai commilitoni: «Rauss!».

Prima di uscire con gli altri, quello che l’ha pagata le spinge contro il giovane barcollante. Si ritrovano entrambi addossati al tavolo, lei che lo sostiene in un abbraccio più protettivo che impudico. Regge per un momento, Antonia, poi finiscono giù, sull’impiantito di pietra bruna. 

«Viel Spaß!» gli augura l’altro, uscendo.

Si siedono a mangiare sul pianerottolo lasciando l’uscio socchiuso. Il freddo entra a folate e s’insinua sotto la gonna di Antonia rialzata sui fianchi dal brancicare inesperto del giovane. Vorrebbe controllare nella stanza attigua, mettersi il cuore in pace sulla sorte di Gualtiero, ma non azzarda movimenti che potrebbero tradirlo. Ha prestato attenzione a non indirizzare da quella parte un solo sguardo. Vuole più di ogni altra cosa che lui si salvi, poi penserà a lei e a come affrontare quella situazione. Col passare dei minuti si tranquillizza e solo allora rivolge lo sguardo al ragazzo che le sta sopra armeggiando con i bottoni dei calzoni della divisa. Non la guarda negli occhi, li tiene bassi nell’imbarazzo di sfigurare di fronte ai commilitoni in quella che, Antonia ci avrebbe giurato, è la sua prima volta. Lei chiude i suoi, docilmente, quasi per una sorta di pudicizia, sperando di facilitargli il compito. Andrà tutto liscio, si ripete. Di fuori sente il mestolo raschiare il fondo della pignatta e le voci attutite dalla masticazione. Li tiene serrati per un po’, gli occhi, avvertendo il lavorio del soldato tradito dal tremore delle membra.

Quando li riapre è scossa da un brivido che la fa sobbalzare.

Gualtiero sta in piedi dietro al ragazzo inginocchiato su di lei. Le sue pupille sono tizzoni sfrigolanti odio e a braccio teso punta una Beretta alla nuca del ragazzo che, ignaro, è ancora alle prese con la sua patta.

Antonia reagisce d’impulso e cinge con le mani la nuca del giovane proprio là, dove verrebbe squarciata dallo sparo. Lo attira sul suo seno e lui ci casca a peso morto, gorgogliando.

Con gli occhi sbarrati implora Gualtiero. Un impercettibile diniego del capo e ripetute occhiate alla tenda scostata della stanza attigua.

«Scappa!» gli sta gridando senza proferire parola «Vattene da qui». Lui lancia un’occhiata all’uscio scostato, dietro al quale la conversazione riacquista vigore dopo che la pentola è stata svuotata. Valuta che il rischio è troppo grande. Non per lui, ma per Antonia, per sua figlia e tutti i parenti che ancora restano al paese. Fa due passi indietro.

Mentre lei, fingendo trasporto, trattiene tra i seni il capo del militare che cerca di staccarsene, sparisce nel buio dietro la tenda.

Poco dopo Antonia sente il tonfo dei suoi stivali saltare sulla legnaia e lascia la presa.

Il ragazzo si rizza, biascicando qualcosa con un sorriso ebete in volto.

È fatta. Vuole sopravvivere per ritrovarsi con Gualtiero dopo la guerra. Vedere crescere sua figlia e invecchiare sua madre con dignità. Vuole anche che quel ragazzino, grazie a lei, possa scordare tutta quella faccenda e in futuro rivivere quella prima volta che gli è stata rubata. Sono un sacco di cose per una donna costretta a terra con cinque soldati ubriachi in casa. Ma il peggio è passato, suo fratello è salvo.

Non le interessa cosa succederà adesso. Non sarà certo peggio di tante altre volte.

Etichette: 8 marzo, Book Pride Milano 2024, edizioni spartaco, Giornata internazionale della donna, milano, Nel rimorso che proveremo, Piero Malagoli, SuperStudio Maxi