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  • Aveva fumato la prima sigaretta della giornata guardando lo schermo a cristalli liquidi che tagliava in due, per orizzontale, la facciata del palazzo della radio. Era una struttura interamente a vetri scuri, avveniristica una cinquantina di anni prima, ma di costruzione certamente più recente. Le macchine che si riflettevano sugli specchi dell’edificio seguivano

    rapide la scritta che si muoveva sul tabellone, lettere rosse in stampatello che sparivano e riapparivano assieme al rombo delle auto: «RADIO FELICITÀ, IL NETWORK NAZIONALE CHE TI ASCOLTA!!!!! SEGUICI ANCHE SUL SATELLITE!!!!!». Col filtro che quasi gli bruciava fra le dita, mentre aspirava l’ultima boccata prima di gettare via il mozzicone, aveva

    osservato tutti quei punti esclamativi, chiedendosi se servissero davvero a rafforzare lo slogan che nelle ultime settimane aveva visto su autobus, cartelloni pubblicitari, giornali. Era rimasto quasi stupito quando sua madre, dopo anni di critiche e impliciti inviti a cambiare mestiere, gli aveva accennato che aveva un gancio, un contatto da usare per arrivare a

    proporre proprio al direttore di quell’emittente un programma radiofonico. «Una raccomandazione» aveva puntualizzato lui, quasi indignato per la scorciatoia che gli era appena stata proposta. Lei aveva finto di non sentire, facendogli scivolare nella tasca della giacca un biglietto da visita. Quando lo aveva trovato, dopo giorni di silenzi imbarazzanti da parte di

    tutte le altre stazioni radiofoniche che aveva provato a contattare, era stato tentato dall’idea di accartocciarlo e gettarlo via. Una sera, dopo l’ennesimo colloquio sconclusionato, una proposta di impiego del tipo «quanto ci daresti per concederti uno spazio radiofonico di due ore in un orario improbabile?», si era arreso e aveva chiamato quel numero.

    Era rimasto quasi stupito per la facilità con cui era riuscito ad avere un colloquio: due parole dette al telefono erano bastate a far crollare ogni resistenza; una mollezza, quasi una lascivia, che non aveva mai sperimentato, perlomeno nell’ambito lavorativo. Semplicemente aveva chiamato e aveva fatto quel nome, ricevendone un «capisco» come risposta assieme a una breve ma

    varia lista di alternative di date e orari utili per fissare un appuntamento. Nel corso della sua carriera da autore e speaker radiofonico aveva visto passargli davanti una serie infinita di colleghi senza talento e non si era mai lamentato. Aveva sempre reputato lo sfilare a velocità diversa, al netto ovviamente di quelli che alla lunga decidevano di dedicarsi a un lavoro

    «serio», una sorta di destino ineluttabile. Era il prezzo da pagare per lavorare in un mondo come quello, in cui valutazioni su capacità, talento, creatività erano affidate semplicemente a criteri non sindacabili, se non alle beffarde rilevazioni d’ascolto di alcune società d’indagine, attendibili più o meno come le previsioni del tempo a lunga scadenza.

    Questa convinzione non si era incrinata nemmeno quando aveva perso il suo primo lavoro e tutti gli altri impieghi si erano rivelati poco meno che occasioni per ripagarsi le spese. Ora un’opportunità del genere non rimetteva tutto in prospettiva, anzi rafforzava in qualche modo la sua disperazione. Ma anche se nessuno gli avrebbe mai creduto, il motivo per cui aveva sfruttato quella

    «segnalazione» era che questa volta sentiva di avere la trasmissione giusta. Una trasmissione giusta per un’emittente che dava chiari segnali di voler espandere il proprio pubblico. Radio Felicità aveva ottenuto discreti risultati d’ascolto grazie al rilancio di conduttori che sembravano aver fatto il loro tempo in network più quotati. Qui erano letteralmente rifioriti,

    finendo nuovamente sulle copertine dei giornali come non fossero mai stati sul punto di essere dimenticati. I programmi non erano originali, era solo una delle tante radio di flusso puntellata da oroscopi, notizie salaci di pettegolezzi sui vip e altre cose di questo tipo. Eppure l’impiego di personaggi importanti e una strategia di marketing confusionaria ma efficace la ponevano su

    un piano particolare. Sembrava impossibile parlarne male e tutti gli addetti ai lavori, nonostante nessuno ne fosse convinto, parevano disponibili a predire un imminente successo per quella radio con un nome così sempliciotto e per questo difficile da dimenticare. Davanti alla segretaria del direttore, Marco Cocco non aveva dubbi: stava per sedersi

    al tavolo verde con una mano vincente da giocare.

    I favolosi anni ’85

I favolosi anni ’85

Pubblicazione: 5 ottobre 2017

Collana: Dissensi

Pagine: 160

ISBN: 9788896350676

Disponibilità: Ottima

Prezzo: 13.00 

«PUÒ QUEST’UOMO SALVARE I NOSTRI RICORDI?».

«Chi ti fa piangere in questo modo» le disse Marco, «deve meritare ogni tua singola lacrima».

Marco Cocco, autore deluso, ex alcolista, dopo anni di rifiuti riesce finalmente a piazzare la trasmissione vincente: I favolosi anni ’85. La nostalgia è la chiave del programma, che ha subito un gran successo. L’idea semplice e per questo geniale sta nella costruzione di ricordi positivi in cui tutti possano riconoscersi: il profumo del piatto preferito da bambini, l’amore sbocciato da adolescenti su una spiaggia, la vittoria della Nazionale ai Mondiali di calcio. A dare voce alle storie è lo speaker arrivista, calcolatore ma bravissimo, Charlie Poccia. Sulle sue tracce cerca di mettersi Irene Castello. Manager in carriera, al culmine dell’affermazione professionale la giovane donna si ammala di una sindrome unica: non riesce più a decifrare le parole della gente, che per lei suonano come bisbiglii incomprensibili. Chissà se la dolcezza amara delle frasi ascoltate alla radio riuscirà a riportarla alla normalità.

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Recensioni

I favolosi anni ’85 recensito sul blog “Appunti di una giovane reader”

I favolosi anni ’85 recensito sul blog “Chili di libri”

I favolosi anni ’85 recensito sul blog “Senzaudio”

I favolosi anni ’85 recensito sul blog “”Alcolibri Anonimi”

I favolosi anni ’85 recensito da Erika di Giulio su “Progetto Medea-Medea Magazine”

I favolosi anni ’85 recensito su Mangialibri

I favolosi anni ’85 recensito su 7  del Corriere della Sera

 

 

 

 

 

 

I favolosi anni ’85 recensito su Rock&Read

I favolosi anni ’85 su Oggi

 

 

 

 

 

 

I favolosi anni ’85 recensito da  Ida Palisi su Il Mattino

 

 

 

 

 

 

 

I favolosi anni ’85 recensito su Sugarpulp

I favolosi anni ’85 recensito su Pink Magazine Italia

I favolosi anni’85 recensito su Una banda di cefali

I favolosi anni ’85 recensito su The bookworn 87

Simone Costa, autore del romanzo “I favolosi anni ’85”, ai microfoni di Fuorigioco Radio 

I favolosi annni 85 recensito da Marco Trotta su Il Manifesto

I favolosi anni ’85 recensito su Flanerì